
Ci siamo finalmente ritrovati, dopo la pausa natalizia ed è stato bello rivedersi, seppur ancora a distanza, mentre lo scenario che si presenta davanti a noi non promette ancora nulla di buono.
La Relatrice della serata, Dott.ssa Marina Fiore, psicologa analista, ci accompagna nel mondo del “Sogno” e
l’argomento si comprende - sin dalle prime battute - essere affascinante e avvincente, soprattutto se si pensa al nostro quotidiano, dove impegni familiari e professionali, contrattempi e incomprensioni, ci fanno dimenticare che dobbiamo avere anche un poco di cura per noi stessi, per capire chi siamo veramente.
In genere solo con il calare della notte la nostra frenesia sembra placarsi ma non sempre questo avviene, così impedendo di lasciare spazio a ciò che apprendiamo costituire, per voce della Relatrice, un aspetto tutt’altro che marginale del nostro essere ... l’inconscio.
Vale a dire una parte di noi che ci vuole parlare, che ci vuole comunicare fatti importanti, ma che solitamente non consideriamo e soprattutto non capiamo o travisiamo.
La Relatrice ci parla del sogno principalmente dal punto di vista junghiano, una delle circa dodici teorie che la comunità scientifica ha ritenuto significativa approcciandosi allo studio del mondo onirico.
Effettivamente non si può parlare di sogni a prescindere da Carl Gustav Jung (1875 – 1961), psicologo, psicanalista e accademico svizzero, fondatore della psicologia analitica, inizialmente allievo di Sigmund Freud, con il quale ebbe un sodalizio scientifico di circa cinque anni, per poi discostarsi dalle sue teorie, cadendo in un lungo periodo di solitudine.
E così non si può parlare di Jung senza ricordare il suo Libro Rosso, un’opera, da lui ritenuta in tarda età fondamentale per la comprensione del suo pensiero, che fu scritta in diciassette anni dal 1913 al 1930; una raccolta di disegni e di dipinti che mettono a nudo ciò che si celava nella sua anima e che per pudore non avrebbe mai rivelato a nessuno.
Così voleva e avrebbe voluto che fosse, ma a cinquant’anni dalla sua morte il mondo si è potuto giovare di questo capolavoro, dove lo psichiatra attua un dialogo con il sogno, che poi chiamerà “immaginazione attiva”, affrontando quello che definisce “il viaggio più difficile di un essere umano […] quello che lo conduce dentro sé stesso alla scoperta di chi veramente egli è”, perché il sogno è “una porta nascosta nel santuario più profondo e più intimo dell’anima”.
Con l’ausilio di alcune immagini, presi per mano dalla Relatrice che denota una grande capacità di narrazione e coinvolgimento, oltre che di proprietà della materia, iniziamo così il nostro viaggio, arricchendo prima di tutto il nostro bagaglio personale su alcuni concetti essenziali per poter comprendere cosa voglia dire la ricerca di noi stessi, attraverso il sogno, evento che ancora oggi viene visto a volte solo come segno premonitore, altre frutto di superstizione e financo impalpabile forza occulta.