
DONAZIONE DI €10.000
Il 5 giugno è arrivato e ci siamo riusciti!
Il teatro Menotti è pieno e l’immagine di tutti quei posti occupati ti dà una gioia quasi euforica, che ti premia del tanto lavoro fatto.
Momenti impegnativi ve ne sono stati tanti sino alla reception, quando si sono presentate persone che volevano assistere allo spettacolo, ma ormai non c’era più disponibilità.
Sembra incredibile tutto questo se pensiamo che solo due settimane prima eravamo 111 su 300 posti disponibili.
Abbiamo divulgato ovunque con pazienza, tenacia e fiducia. Molte porte sono rimaste chiuse, ma alla fine il risultato è arrivato.
Il gospel – sintesi di God Spell, Sillaba di Dio - è un canto religioso che parla di tribolazioni, ma anche di amore, di fiducia e di speranza.

OneSoulGospel Choir
Ed è proprio la speranza in un mondo migliore che ispira tutti coloro che a vario titolo, dai genitori ai collaboratori, dai medici agli educatori, sostengono “Fracta Limina”, che questa sera può dire di avere al suo fianco anche un coro e un magnifico pubblico.
Il “OneSoulGospel Choir” ci ha donato un’esibizione carica di emozioni che ha coinvolto tutto il pubblico e lo ha abbracciato in una sorta di “Magia”.
Nessuno è riuscito a sottrarsi al magnetismo del maestro Domenico Vena che con saltelli qua e là, padrone del palcoscenico, ci ha simpaticamente invitato a battere ritmicamente le mani e a cantare Amen! Amen! Amen! sino a renderci per qualche minuto parte del coro.
Un coro ben folto, di circa trenta persone, che ci teneva ad esserci e per l’occasione ha sfoggiato la sua nuova divisa.
Alla generosità e bravura dei coristi si è unita la professionalità di Simone Tercallo, alla tastiera, di Omar Cerotti, alla batteria, di Giuseppe Garavena, alla chitarra elettrica, e di Andrea Leprotti, al basso.
Il successo di questo evento è il successo di tutti coloro che vi hanno partecipato, anche senza esserci, ma dando il loro aiuto con donazioni, come sponsor per sostenere il progetto, mettendo a disposizione una copertura assicurativa o garantendo un numero adeguato di facchini, indispensabili per il trasposto in breve tempo delle attrezzature.
Un particolare plauso al nostro Presidente che ha raccolto una vera e propria sfida, mettendoci la faccia, sapendo che l’insuccesso non era poi un’ipotesi così remota.
A marzo ci eravamo guardati e un po’ le mani ci tremavano.
Forse alcuni, silenziosamente, avevano da subito ventilato la sconfitta, altri forse si preparavano, sicuramente stando alla finestra senza fare nulla, a pronunciare la fatidica ed antipatica frase “te l’avevo detto!”
Forse qualcuno ancora pensa che non ne valeva la pena e si poteva con minor fatica e rischio dare semplicemente il nostro contributo economico.
A tutti costoro, ricordiamo che essere rotariano vuol dire altro.
A metà maggio, è doveroso ripeterlo, eravamo solo in 111 e neppure certi, perché anche chi aderisce può avere un imprevisto.
E allora ringraziamo chi ha fatto di tutto per portare la famiglia, i parenti, gli amici e anche qualcuno che conosci solamente.
C’è stata un’alchimia dove la solidarietà per raccogliere fondi per “Fracta Limina” è divenuta un tutt’uno con la solidarietà del nostro fantastico coro, che ha cantato gratuitamente, per unirsi alla solidarietà di alcuni soci che negli ultimi giorni chiamavano per dire io ne porto 10, io 5, io posso solo 2, quasi scusandosi, ma mi raccomando vedete di piazzare gli altri inviti.
Queste sono state boccate d’ossigeno che hanno dissipato quel senso di solitudine e sconforto che a volte gravava quando l’obiettivo del “sold out” sembrava un miraggio.
Un ringraziamento particolare va alla Dogana, Direzione territoriale e Linate, in particolare alla dottoressa Maria Grazia Ragni, la dottoressa Maria Preiti, al dottor Enzo Spoto, alla dottoressa Maria Rosaria Donesi e al dottore Mauro Di Mirco, ai nostri rotaractiani, al Club Cinque Giornate e scusateci, siete stati così tanti che la lista diverrebbe veramente lunga.
Ancora un ultimo pensiero al nostro Presidente.
Se non ci sei passato non puoi immaginare quanto difficile e stressante sia la fase dell’incastro, dove su circa 300 persone almeno 20 iniziano a chiederti per sé e i loro amici “io vorrei stare qui, io preferirei sedermi di là”, pretendendo quasi che la fila con i posti assegnati potesse acquisire una improbabile elasticità tale da consentire un suo allungamento o un accorciamento.
Abbiamo donato 10.000,00 euro e ne siamo fieri.
Abbiamo dimostrato di essere rotariani e oggi possiamo dire: “WE CAN”.