Ing. Jean Claude Pinto
Presiede la serata il Past President Guido Motti, in sostituzione del Presidente Marco Loro che, dalla località in cui trovasi, non è riuscito a collegarsi e se ne scusa; il quale dopo i convenevoli di rito tra cui il saluto alle bandiere mi invita a presentare il nostro Oratore della serata, già noto al Club sia come rotariano del RC Arco della Pace che come Relatore.
 
Come rotariano e come ciclista impegnato nella Fellowship dedicata alle due ruote, conosco bene il progetto di cui Jean Claude Pinto ci parlerà, peraltro avendo altresì partecipato ad altre serate dedicate al tema sia con altri Club che Distretti.
 
Ed è sulla base di detta conoscenza che non mi posso esimere dall’elogiare l’obiettivo, l’impegno e la tenacia di Jean Claude, anche perché, come esordisce lo stesso, la sicurezza stradale è un argomento del quale poco o nulla si parla, nonostante la gravità delle statistiche che riportano oltre 170.000 incidenti stradali e oltre 3.000 vittime all’anno a causa dei primi.
 
Al riguardo, aiutato dalle slides, Jean Claude ci offre innanzitutto ulteriori numeri:
 
Numeri che dovrebbero far riflettere: 3.173 morti, oltre 240.000 feriti, circa 17 miliardi di euro di costi sociali e con una graduatoria europea dei morti per milione di abitanti che ci vede ben sopra alla media, mentre quale Paese più virtuoso risulta il Regno Unito.
Come dice il figlio di Jean Claude, ormai inglesizzato ma ancora stupito: “papà, qui dormono tutti: arrivano alla rotatoria e si fermano!” (sensazione che per la verità ho provato a mia volta viaggiando in moto o in auto in Francia, Germania, Svizzera, Spagna e Inghilterra).
 
Questa è la mobilità dolce, con la quale l’Inghilterra ha ottenuto una drastica riduzione dei sinistri.
 
Certo, noi latini siamo cresciuti con il sogno della velocità, rombo di motori, odore di benzina e di olio, doppia debragliata, stridore di pneumatici in frenata ed in curva, e fatichiamo a capire che tutto questo appartiene alla preistoria perché genera morti ed invalidi. Il mito della velocità non é poi estraneo neppure alle categorie “deboli”: vogliamo parlare delle gare ciclistiche improvvisate in ogni uscita con gli amici? Delle “pieghe” con la moto, nella quale osserviamo con fierezza la consunzione del battistrada posteriore sino quasi al cerchione, segno inconfondibile del “manico” del motociclista?
 
Tutti gli utenti, quindi, devono fare un passo indietro e divenire responsabili.
 
Jean Claude afferma: se il Rotary è riuscito in una impresa immane quale End Polio, non può forse occuparsi anche di questo grave problema con un filo di ottimismo? E’ un compito non meno difficile della Polio, ma Jean Claude dimostra idee chiare e un programma realistico in quanto graduale.
 
Non ignora certamente che gli utenti della strada sono divisi in tribù o caste fra loro in competizione: automobilisti contro ciclisti e motociclisti e viceversa; pedoni contro tutti; monopattini ancora contro tutti, pedoni al primo posto.
 
Gli sforzi milanesi di mobilità dolce hanno prodotto piste ciclabili che nessun ciclista assennato utilizza, trovandosi solidale persino con l’automobilista nell’esecrarne il progetto e la realizzazione.
 
L’approccio è quindi di aggregazione di consensi sulle finalità e di analisi collettiva delle soluzioni affinché non prevalga l’ottica “di casta”.
 
Le cause della situazione attuale sono oggettive (infrastrutture e strade carenti, segnaletica non adeguata; vetustà del Codice della Strada; mancanza di piste ciclabili) ma soprattutto soggettive: condizioni psicofisiche del guidatore; comportamenti non corretti; l’uso del Cellulare; aggressività; la mancanza di rispetto reciproco tra gli utenti della strada. Spesso l’una sconfina nell’altra o ne appare causa o conseguenza, ma non si può negare che il fattore umano sia il maggior responsabile delle disgrazie stradali: non vedremo mai due auto a guida autonoma litigare per una precedenza (a meno che qualche programmatore non glielo abbia insegnato …).
 
Le conseguenze della sinistrosità sono fisiche, psicologiche, legali ed economiche.
Come procedere? L’idea è partita il 15 dicembre 2020; sono stati contattati e coinvolti tutti i 13 distretti rotariani d’Italia, con la creazione di un Coordinamento Interdistrettuale, dove si sono conferite le esperienze maturate in precedenti, locali, progetti di sicurezza stradale nei Distretti 2050, 2060, 2072; e sono state individuate queste aree di intervento:
  • contribuire al Nuovo Codice della Strada
  • Organizzare un Convegno Nazionale sulle Infrastrutture «SICURE»
  • Promuovere percorsi formativi che portino a:
. maggiore conoscenza delle regole sulle strade
. maggiore rispetto per gli «altri» utenti della strada
. maggiore consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti
. maggiori competenze tecniche progettuali.
 
Per muoversi occorre però “fare squadra” fra Club, Distretti, singoli soci, altre Associazioni di analoghe finalità; ottenere visibilità anche attraverso social media, influencer, sponsor.
 
Jean Claude è già a buon punto, avendo preso contatti con il Rotaract e Interact nonché “assunto” svariati soci a collaborare nello sviluppo del progetto; per esempio, è notizia di oggi che egli sia stato invitato dal Comitato Tappa del Giro d’Italia ad una serata aperitivo in presenza, con invitati e dirette facebook, il prossimo 23 aprile ad Abbiategrasso, che sarà sede di tappa.
 
Evidente la visibilità che Jean Claude ha già ottenuto per il Progetto, già munito di logo approvato dal RC nazionale.
 
Il nostro amico è stato sintetico ed efficace, giacché il maggior tempo della serata è stato occupato da interventi, domande, suggerimenti, alcuni dei quali davvero interessanti e prontamente raccolti.
 
Da segnalare soprattutto due suggerimenti: Cesare Parazzi segnala che l’associazione “Fraternità sulla strada”, innanzitutto da contattare per collaborazione, ha adottato un adesivo da apporre sulle auto dei soci, in modo da contraddistinguere il socio che si impegna a comportamenti corretti ed indirettamente invita gli altri a fare la stessa cosa: anche il logo di “Zero vittime” potrebbe essere usato nello stesso modo.
 
Inoltre Fabiola segnala il progetto (di Ciclobby) di collocare sui marciapiedi cittadini sagome o comunque “inciampi” che segnalino luoghi e persone che vi hanno perso la vita. Idea che mi ha riportato alla mente i miei viaggi in moto in Francia, dove già vent’anni fa le strade più pericolose erano costellate di sagome nere, in ricordo delle vittime: ancora ricordo le sagome di una mamma e del suo bambino… posso assicurare che sarebbe una iniziativa di assoluta efficacia.
Guido Motti suggerisce che ad esempio la Tesla introduca dei sensori che impediscano l’avviamento ove l’alito del conducente riveli un tasso alcoolico (Guido, poi te ne pentiresti…) e Jean Claude gli ricorda che sui veicoli commerciali esistono già sistemi del genere.
 
Il nostro incoming Raffaele Jacoel ha suggerito che il codice stradale contempli e regoli le auto a guida autonoma che, se ben programmate, saranno certamente più sicure di quelle a guida … animale.
 
Adriano Anderloni ci ricorda che le visite attitudinali per conseguire la patente sono superficiali e inidonee a selezionare persone di accettabile propriocettività e reattività psicofisica: emblematica la promozione dell’ammalato di cataratta … sulla promessa che “si sarebbe” prossimamente sottoposto all’operazione di rimozione.
 
Roberto Ferrari lamenta la inefficienza dell’educazione alla guida, ricordando la figura del candidato malfermo sulle gambe, accompagnato … dalla badante.
 
Luca Faotto ha posto interrogativi un pò controcorrente, perché, sebbene utente di bici e Transalp, evidenzia che le biciclette non hanno acquisito alcun sistema di sicurezza attiva e passiva. Qui Jean Claude, che ritiene (stavolta assolutamente a torto) di avere la bici più bella del mondo, risponde che un mezzo concepito per la leggerezza non sopporterebbe (almeno per il suo innamorato proprietario) sistemi che ne appesantiscano i grammi (si noti l’unità di misura…) e la purezza di linea.
 
Antonio Azzolini ha suggerito, oltre ad una scrupolosa manutenzione del proprio mezzo, una discriminazione normativa dei SUV in quanto dotati di eccessiva capacità offensiva fuori del contesto per il quale sarebbero progettati.
 
Sorvolo sulla mia proposta “talebana” di conferire la precedenza in modo assoluto agli utenti più deboli, come riforma normativa idonea a ridurre drasticamente la sinistrosità e sovvenire economicamente le vittime; ma la legge Sirchia ci insegna che se abbiamo imparato a non impestare il prossimo con il fumo, forse possiamo anche fare qualche passo nella direzione di tutela dell’utenza debole.
 
Jean Claude non è esattamente d’accordo, perché esistono ingiustificabili imprudenze dell’utente debole; ma mi sono permesso di ribadire che costui avrà anche torto, ma se muore ha pagato già abbastanza per lasciare senza sostegno i propri eredi quale ulteriore sanzione.
 
I costi sociali del sistema attuale diminuirebbero sicuramente.
 
Aggiungo che se teniamo presente la ovvia distinzione fra responsabilità penale e responsabilità civile, ci si aiuta a metabolizzare la proposta “talebana”.
Una serata che ha destato grande interesse e soprattutto apporti di idee ed iniziative, proprio come Jean Claude si prefiggeva: una serata autenticamente propulsiva e di service.