
Dott. GIORGIO PREDA
Dopo il consueto aperitivo iniziale, il Presidente del nostro amato Club, Alfonso, apre la conviviale rotariana con gli inni e presentando i suoi ospiti con relative consorti: Giorgio Preda, Senior Partner di GEA Consulenti e Sokol Dhana, Responsabile Sistemi Informativi della Veneranda Fabbrica del Duomo. Verso il termine delle eccellenti portate del Westin Palace, il relatore della serata, Dott. Giorgio Preda, fondatore del Master Publitalia80, ex uomo Mediaset e consulente strategico per svariate realtà (tra cui la Veneranda stessa), introduce un argomento estremamente affascinante e sempre di attualità, oltre che di grande emozione per noi milanesi: la storia della Veneranda Fabbrica del Duomo ripercorsa attraverso il suo archivio, probabilmente il migliore d’Italia con documenti contabili risalenti al 1386/1387.
Dal punto di vista legale, la Veneranda Fabbrica del Duomo è un ente ecclesiastico di diritto giuridico, probabilmente creato per bilanciare il potere del Vescovo: infatti, dal X secolo Milano era gestita dagli arcivescovi che ricoprivano anche tutti gli incarichi civili, divenendo le figure più potenti della Chiesa di allora. La peculiarità della Veneranda è sempre stata quella di essere rappresentata dai più eminenti milanesi, che hanno sempre gestito il Duomo, che appartiene ai cittadini milanesi. Il Duomo di Milano è l'unica chiesa in Italia che non appartiene né alle diocesi né allo Stato, che attraverso il Ministero degli Interni, gestisce chiese ed enti. L'idea del Duomo nacque per realizzare qualcosa di straordinario e Milano discusse a lungo sullo stile del Duomo, scegliendo alla fine il gotico, purché la chiesa da realizzare divenisse la più grande e bella d'Europa. Ed è ancora oggi il più grande Duomo d'Italia con i suoi 158m di lunghezza, 66m di larghezza, 93m di transetto e 56m di larghezza. Nella storia il cantiere del Duomo è stato il più grande d'Europa, con la nascita della Veneranda Fabbrica del Duomo, segnata da un atto di donazione da parte di Gian Galeazzo Visconti della Cava di Candoglia, da sempre realtà venerata per i suoi pregiati marmi. A dimostrazione di ciò, negli archivi della Veneranda oggi è conservata una pergamena bellissima: un vezzo che la Direttrice dell'archivio fa sempre notare è che, siccome la pergamena era molto costosa, per mostrare la propria ricchezza, si lasciava molto spazio bianco tra le evidenti scritte.
Il marmo veniva portato attraverso il Ticino e poi per i canali fino alla Darsena; successivamente fu realizzato un prolungamento dei canali dalla Darsena fino al Duomo. La Veneranda Fabbrica del Duomo impiegava circa 200 persone, tra cui 15/18 distaccati nelle cave di Candoglia, una ventina nel quartiere dei marmisti, gli altri erano operai specializzati in Duomo, oltre a tutto il personale di sorveglianza. A supporto di ciò il relatore mostra delle bellissime immagini storiche, che rappresentano il lavoro degli operai, quasi ad anticipare la moderna edilizia acrobatica. Uno dei problemi principali della costruzione del Duomo fu la cupola del tiburio in quanto in tutta Europa non vi era il “know-how” per scaricare il peso di una cupola così pesante su quattro colonne; ad esempio, il Pantheon, con la cupola più famosa da sempre nella storia dell'architettura, poggia su mura continue; lo stesso vale per la cupola progettata dal Brunelleschi a Firenze. I calcoli oggi dimostrano che la parte superiore del Duomo pesa complessivamente 2.700 tonnellate: quindi il problema era quello di riuscire a sviluppare calcoli affinché 2.700 tonnellate si scaricassero su quattro colonne. Basti pensare che nel 1970, in seguito alla costruzione della metropolitana milanese, sono emersi dei problemi di stabilità di queste quattro colonne, che appunto reggono tutto; vennero smontati tutti gli arconi tra una colonna e l'altra per capire se effettuare dei rinforzi e fu fatta una scoperta eccezionale, a 500 anni di distanza: gli architetti di allora avevano inserito dei pezzi di ferro dentro il cemento e di fatto avevano inventato il cemento armato con centinaia di anni di anticipo, ma non avevano mai diffuso la tecnologia all’esterno.
Un'altra grandiosità legata al Duomo di Milano è rappresentata dal suo organo: se l’organo del Parco della Musica di Santa Cecilia a Roma ha circa 7.000 canne e quelli delle più importanti chiese tedesche hanno fino a 9.000 canne, il Duomo di Milano ha un organo di 15.800 canne, il più grande d'Europa. La canna più piccola è di 8 centimetri, quella più grande è di 9 metri; basti pensare alla complessità della manutenzione che costa circa 2 milioni di euro e avviene ogni 70/80 anni. Malgrado queste eccellenze, il relatore ammette che l’acustica del Duomo è pessima, anche se non mancano presenze illustri come quella del figlio di Bach.
Inoltre, il Duomo di Milano è l'unica chiesa in Europa che ha le terrazze totalmente percorribili: negli anni ’20 addirittura i milanesi andavano a bere lo spritz sulle terrazze del Duomo. L’ipotesi del Dott. Preda è che l’eccellenza di Milano, fil rouge della storia della nostra amata città, affondi le radici nel 286 D.C., quando divenne capitale dell’Impero Romano d'Occidente fino al 402. Probabilmente, Milano ha molte più opere antiche di quanto immaginiamo, ma sono ancora sepolte, a differenza di quanto è visibile a Roma. Il vero momento di svolta per Milano fu il 374 D.C., quando Ambrogio venne acclamato vescovo di Milano da quel popolo che sarà poi, mille anni dopo, proprietario del Duomo. La leggenda narra che inizialmente Ambrogio, giovane funzionario della corte imperiale, non sentendosi all’altezza, scappò, venendo inseguito e catturato dai milanesi a Cremona; lui scappò ancora, ma alla fine l’Imperatore lo costrinse ad accettare l’incarico, su pressione del popolo milanese. Questa storia è veramente rappresentativa dello spirito di Milano, che ha sempre saputo cogliere molte innovazioni, come ai tempi di Leonardo, pagato inizialmente da Ludovico il Moro come musico per poi consentirgli di sprigionare tutto il suo potenziale negli altri campi dell’arte e della tecnologia.
A dimostrazione della grandezza di Milano, il Dott. Preda, che ormai ha guadagnato l’entusiasmo dei soci, cita Mark Twain, che dell’Italia non aveva apprezzato nulla durante i suoi viaggi, ad eccezione del Duomo di Milano, che così descrive: “Una visione, un miracolo, un nido intrecciato nella pietra, una poesia incisa nel marmo. In ogni caso, c'è sempre il Duomo, e questo è, comunque, imponente e meraviglioso. Nella città di Milano, con un raggio di 7 miglia dalla città, è sempre visibile, e quando ci si affaccia su di essa, nulla più può attirare completamente la propria attenzione. Dopo aver lasciato la terra allo sguardo del sole rimasto, non si può che cercarla subito di nuovo. È la prima cosa che si guarda quando ci si alza la mattina e l'ultima cosa che si guarda la sera. È certamente l'operazione più sontuosa del cervello umano che abbia mai visto”.
Seguono le curiosità dei soci a testimonianza del valore della relazione: scopriamo che tutte le statue del Duomo di fatto non sono originali, ma sono copie successive i cui marmi però sono attinti ancora nelle cave di Candoglia; apprendiamo infine che da un punto di vista giuridico, ormai la situazione societaria del Duomo è assestata nel senso che appartiene definitivamente ai cittadini milanesi tramite la gestione della Veneranda Fabbrica del Duomo, il cui consiglio d'amministrazione è costituito da sette membri.
La conviviale giunge al termine, il Presidente ringrazia il Dott. Preda che ha saputo risvegliare in noi quel moto di orgoglio di essere milanesi, forse un po' offuscato nei nostri animi negli ultimi anni dalle tristi vicissitudini di vita cittadina.