Dottoressa Marina Fiore
Serata speciale in tutti i sensi.
Dopo tantissimi mesi di distanziamento forzato e tantissime riunioni online, finalmente abbiamo potuto incontrarci di persona, finalmente abbiamo potuto sederci al tavolo e guardarci negli occhi anziché nel monitor, finalmente abbiamo potuto salutarci fisicamente, seppur a colpi di gomito, finalmente, soprattutto, abbiamo respirato un sano e concreto ottimismo di ritorno alla normalità.
Che bello vedere gli amici e sentire in diretta il tocco di campana.
Il nostro Presidente è particolarmente sorridente, sarà per la fine della pandemia che comincia ad intravvedersi, penso io e invece mi sbaglio, ha in serbo un paio di sorprese e comunicazioni che lo rendono felice.
La prima è che il nostro Socio Past President Enrico Bombelli è diventato nonno, la figlia Chiara, già Presidente del nostro Rotaract, ha messo alla luce il suo piccolo Francesco.
Da qui la condivisione da parte di Marco del numero di cellulare di Enrico sul gruppo di WhatsApp del Club con invito affinché ogni Socio invii al neo nonno e suo ministero alla neo mamma i nostri auguri più affettuosi.
La seconda è introdotta dopo aver tenuto a spiegare che i candidati alla PH erano stati scelti già da tempo, prima ancora che venisse fisicamente dotato di collare da parte di Guido e sulla base di precisi presupposti:
1) essersi il socio distinto per diversi anni in attività di service o di particolare significato rotariano, sia verso il Club che verso il prossimo;
2) essere il socio amico rotariano di lunga data del Presidente, 15 anni almeno quanti sono quelli di appartenenza al Rotary Club Milano Castello da parte di Marco ad inizio del suo mandato presidenziale (per usare le parole di Marco … trattandosi di debito di riconoscenza … seguendo per professione un principio generale del diritto … si devono privilegiare i debiti scaduti da più tempo o più datati);
3) non avere il socio ricevuto analoga benemerenza nei 3 o 5 anni precedenti, a seconda di motivazione o presupposti in forza dei quali si avesse ricevuta.
Una simile introduzione e la manifestazione di stima e affetto che Marco lasciava trasparire legarlo al destinatario della PH non faceva altro che aumentare la mia curiosità, ciò sino a quando viene dal medesimo fornito un ulteriore dettaglio su tale destinatario … ovvero che si trattava di un socio fondatore del nostro Club.
A quel punto mi sono guardato attorno per istinto e ho sentito il mio cuore aumentare i propri battiti … Marco stava parlando di me.
Grandissima emozione, grandissima gioia, ho fatto veramente fatica a leggere le motivazioni senza commuovermi.
Di seguito riporto, per “volere” del Presidente, la motivazione che il medesimo ha voluto incorniciarmi.
Grazie Presidente, grazie amici tutti, quello che ho ricevuto è sicuramente molto di più di quello che ho dato e la mia riconoscenza non trova parole adeguate.
Col cuore in subbuglio prendo carta e penna e mi accingo a seguire la nostra ospite e relatrice, la dott.ssa Marina Fiore, psicologa che ci parlerà di come le circostanze storiche ci possano aiutare ad evolvere.
La Relatrice è nota al Club per aver già intrattenuto nel 2020 il nostro Club, in una riunione su zoom, sul tema dei sogni e per aver già circolarizzato il Presidente il suo curriculum prima della suddetta relazione.
Ciò nonostante, tengo a rammentare che, fra le altre sue qualifiche ed esperienze, la Dott.ssa Fiore è una Psicologa Analista, Titolare del Corso di Teorie e Tecniche delle Terapie Psicodinamiche e supervisore Allievi presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Ospedale San Raffaele di Milano e Co-fondatrice e membro dell'Unità Funzionale di Psicoterapia della Coppia e della Famiglia presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
La serata è introdotta in termini e con finalità positive … anzi diciamo ottimistiche per evitare fraintendimenti … posto che si parla di Covid e dei grandi cambiamenti occorsi alle nostre vite causa pandemia.
Marina sceglie infatti un modo diverso per affrontare e sviluppare un argomento così complesso, delicato e drammatico allo stesso tempo.
Le circostanze e i vincoli, premette, possono fungere da leva: maggior forza con minor sforzo; questo è stato il modo non certo facile, a volte duro e traumatico, attraverso cui la psicologa e i suoi colleghi hanno utilizzato per affrontare il disagio del blocco totale della socialità e della convivenza obbligata, del distacco forzato dai propri cari, della paura, della morte.
Ci preannuncia una rapida visione di un recente concorso fotografico, il meglio del reportage giornalistico con il tema della pandemia.
Nel buio della sala scorrono immagini tristi, forti, commoventi, angosciose, curiose, belle e brutte ma tutte molto coinvolgenti.
Scelta orientata perché tutti noi abbiamo vissuto situazioni molto simili, tutti noi abbiamo sperimentato a breve distanza l’esperienza della morte e tutti noi abbiamo dovuto vivere situazioni di paura o apprensione.
Ma nello stesso tempo tutti noi, in modo diverso, abbiamo cercato di trovare sprone e forza in noi stessi.
E allora ecco che la nostra Relatrice mette in campo il carisma, la forza e la bravura della psicologa sollecitando tutti noi ad esprimere un pensiero o uno stato d’animo scaturito dalle immagini e dall’esperienza vissuta.
Con grande sorpresa quasi tutti i presenti hanno aperto il loro cuore raccontando il loro vissuto e il loro modo di reagire o non reagire a questa nuova situazione.
“Invertire lo sforzo per adattarsi a non fare.”
“Riabilitare la nostra natura animalesca capace di adattarsi a qualunque situazione.”
“La peggiore esperienza l’hanno avuta i nostri figli, hanno compreso di non essere invincibili.”
“Attitudine alla positività, Intollerante ai bollettini di morte.”
“La serenità in famiglia è stato un punto di forza importantissimo e ha permesso grande spirito di adattamento.”
“Quanta stupidità è emersa nei social media con fake news e negazionismo.”
“Come un lato oscuro del genere umano è emerso prepotentemente.”
La nostra Relatrice evidenzia la differenza dei risultati e delle reazioni nell’analizzare in modo collegiale (definito primitivo) da quello personale dove reazioni e percezioni cambiano.
Non tutti sono chiamati ad essere coraggiosi ma l’importante è fidarsi, crede in noi stessi e questa è un leva importantissima per poter superare limiti e difficoltà.
Le foto proiettate hanno evidenziato momenti realmente difficili, disperazione, ma dove c’era disperazione qualcuno ha saputo infondere forza e coraggio.
Essere umani significa avere la consapevolezza di essere inadeguati a risolvere taluni problemi ma altresì questa consapevolezza è in grado di aiutarci a trovare soluzioni insperate.
Marina cita l’esempio di come la pandemia successivamente alle prime battute, abbia intensificato il suo lavoro cambiando il modus operandi dove i pazienti non si trovavano più su un lettino col terapeuta alle spalle in perfetto stile freudiano ma al contrario uno di fronte all’altro guardandosi negli occhi attraverso la webcam.
Il risultato inaspettato è stato una intimità nei dialoghi, un maggior approfondimento delle tematiche di disagio, in sostanza un nuovo modo di porsi e di ricevere.
Leva e cambiamento nella propria professione con grande capacità di adattamento e risultati molto soddisfacenti.
Tutti possiamo fare qualche cosa come l’esempio riportato in una bellissima foto dove la leva sull’orrore e la disperazione ha permesso a un giovane di colore di diventare ballerino nonostante gli fossero state amputate le gambe per un incidente.
Un'altra carrellata di fotografie dove la speranza è l’adattamento costituiscono il sottile filo conduttore che riporta alla speranza e alla serenità.
Ed è proprio questo che la dottoressa Marina Fiore ha voluto infonderci in questo viaggio all’interno del sottile confine che divide emozione e ragione.
Il tocco della campana conclude la nostra prima conviviale di ritorno alla normalità.
Pietro Castelli