OLDERICO CAVIGLIA
Chi riflette, si pone delle domande, cerca delle risposte, esprime una sua personale saggezza plasmata dalla conoscenza acquisita negli anni e dalla sensibilità in parte innata e anche molte volte maturata dopo incontri importanti ed esperienze significative, che tutti noi per fortuna facciamo nel corso della nostra vita.
Potremmo riassumere il senso della serata nel titolo della fiaba danese scritta da Hans Christian Andersen e pubblicata per la prima volta nel 1837: “I vestiti nuovi dell’imperatore”; per il popolo “Il Re è nudo”.
Dobbiamo infatti ad Olderico Caviglia un ringraziamento particolare per aver “disvelato” alcuni imbarazzanti problemi di invecchiamento dei Rotary, avvertiti da tutti ma sottaciuti per pudore.
In effetti nei 34 anni di mia appartenenza al Rotary, ma anche nell’esperienza di ognuno di noi, sono state ricorrenti le considerazioni sull’invecchiamento dei club, anagrafico e di mentalità; sulla farraginosità delle nostre procedure; sullo scarso coinvolgimento dei soci nei service e nell’organizzazione dei club, e via dicendo.
Poi, negli ultimi due, ed ormai quasi tre, anni di vita nostra e dei club, è emersa imperiosamente la necessità di comunicare in modo protetto dal contagio, introducendo tutti, anche i meno entusiasti, nell’uso di Zoom, con tre tipi di reazioni; chi nostalgico della presenza, chi entusiasta del nuovo mezzo, chi propenso ad utilizzarli entrambi in un mix di opportunità.
 
Ecco, Olderico si è assunto il compito di sperimentare una via d’uscita rotariana a tutti questi problemi ed a queste opportunità, fondando nel recente mese di novembre del 2021 un nuovo club denominato ECO, allo scopo di migliorare attrattività ed efficienza dei nostri club, e reagire ai cambiamenti che la tecnologia – ed anche la pandemia – hanno indotto nel nostro modo di vivere.
Perché ECO?
Stella polare sono stati i 17 elementi dell’Agenda 2023 dell’ONU, riassumibili nel concetto di sostenibilità; quindi, riduzione degli spostamenti in auto, delle cene, delle quote, organizzando l’attività di service in modo digitale.  
Olderico ci proietta il noto filmato su Steve Jobs, dove si conclude che la costante della vita è ... il cambiamento, e solo chi vi si sa adattare è destinato a sopravvivere.
La tecnologia, infatti, non chiede mai il permesso, e quando si sviluppa impone dei cambiamenti.
Si pensi che i 10 lavori più richiesti oggi non esistevano attato soltanto 6 anni fa; ed il cambiamento imposto dalla tecnologia non è cosa di oggi: Leonardo Pisano, detto Fibonacci,  capì nel tredicesimo secolo che la tecnologia dei numeri romani sarebbe stata soppiantata dai numeri arabi.
Nato a Pisa nel 1170, una generazione prima di Marco Polo, Leonardo era figlio di Guglielmo Bonacci, mercante e rappresentante dei mercanti della repubblica marinara di Pisa, da cui deriva il suo appellativo Fibonacci (contrazione dal latino "filius Bonacci").
Egli seguì suo padre nei numerosi viaggi commerciali in Algeria e venne a contatto con numerosi mercanti ed intellettuali arabi.
Fu qui che egli studiò ed apprese il sistema numerico indo-arabico, che corrisponde all’attuale sistema numerico decimale, fondato sulle dieci cifre da 0 a 9, che tutt’oggi utilizziamo nella matematica a livello mondiale.
Il sistema romano, infatti, presentava problemi di ambiguità a livello di rappresentazione numerica che non agevolavano i calcoli quali addizione e sottrazione; per esempio, il numero "tredici", poteva venire rappresentato con quattro diverse notazioni: IIIX, XIII, IIXI ed IXII. Pisano se ne accorse e vi pose un rimedio talmente efficace da essere adoperato ancor oggi, anche da chi non lo sa (famosa la barzelletta di quello che si oppone all’invadenza culturale degli immigrati e con essa ai numeri … arabi)
Il cambiamento, quindi, non è evento moderno, ma ha caratterizzato l’intera storia dell’umanità.
Paul Harris disse cento anni fa che il Rotary deve essere “evoluzionario e talvolta rivoluzionario” ed il momento di rispondere ai “mugugni” che ho riassunto in apertura secondo Olderico è arrivato. Ammetto di non aver conosciuto, fino a questa conferenza, il dato numerico dei rotaractiani che entra nei Rotary quando termina il limite di età: solo il 4%!
Ma com’è possibile? Perché la maggior parte di loro approda invece alla Round Table? Perché la formazione al service che facciamo nel rotaract va a vantaggio di altre associazioni? Vogliamo prendere atto della necessità di un cambiamento nel Rotary?
In Italia, paese affetto da troppo analfabetismo digitale, siamo abituati, nella vita come nel Rotary, alla nostra “comfort zone”, nemica per definizione del cambiamento. Eppure, un normale smartphone di oggi ottiene 10 milioni di volte più informazioni del Presidente degli Usa soltanto 14 anni fa; ed è impressionante la potenza di Internet, che in 60 secondi raccoglie milioni di operazioni commerciali, compravendite, consegne, ricerche.
Cosa dobbiamo fare nel Rotary, oggi?
Olderico sciorina, con ironia, il nostro Cerimoniale, che, assieme agli onori “ed orrori” alle bandiere, i saluti iniziali e finali, produce spesso un sequestro di persona nelle conferenze conviviali; ricorda poi la solitudine del presidente; le commissioni nominate “in contumacia”; e poi ancora:
I costi elevati e gli sprechi;
  • La poca flessibilità, gli zeristi come paradossale sostegno finanziario ai club;
  • La non attrattività;
  • Le commissioni inutili;
  • Il presidente oberato;
  • I progetti e donazioni che si risolvono nel finanziare altre organizzazioni;
  • I pochi contatti con l’esterno.
Allora il nuovo Club ECO nasce all’insegna della sostenibilità e dell’efficienza; quota di 350 euro annui; il resto sarà pay per use, chi cena paga, le commissioni il resto è on line. Ogni socio è impegnato nel lavoro di commissioni, ovviamente su zoom, per circa 40 riunioni all’anno. Mix fra presenza e digitale, ossia “phygital”, il che consente di superare la “territorialità” mediante collegamenti con gli assenti, ma anche con rotariani di altre città o nazioni.
Il piano di servizio deve essere poliennale, escludendo la “tabula rasa” che talvolta avviene dopo un passaggio di consegna; non si faranno donazioni altri che alla Foundation, perché i services dovranno operare solo con la professionalità dei soci, e con il fund raising.
Funzionerà? Per adesso il primo service del RC ECO è l’organizzazione, perché solo da essa potrà scaturire l’auspicato successo.
Molti interventi hanno posto in evidenza (Castelli, Sause, Amerio, Faotto, Chiarelli, Calvi, Muller) la necessità di mantenere il contatto “fisico” per far nascere e mantenere l’indispensabile rapporto di amicizia fra i soci, mentre nessuno ha dissentito sull’ironica analisi di Olderico: per noi tutti effettivamente “il Re è nudo”, e gli va confezionato un degno vestito.
Ci riuscirà Olderico? Ci riusciremo noi? Dobbiamo.
Evidentemente tutti seguiremo con interesse l’avventura del RC ECO.
Grazie ad Olderico per tentare di porre rimedio a quello che tutti osserviamo, finora senza porvi rimedio.
 
Massimo Burghignoli
 
 
NB:
Per quello che non potevano partecipare e per quelli che vorrebbero rivisitare il discorso di Olderico: https://vimeo.com/674223258/91b50bbb3c