Craig Sause
Giovedì scorso il nostro Socio ed amico Craig Sause, accompagnandoci, virtualmente, per mano ci ha condotto a conoscere i “segreti” (che tali non sono almeno per coloro che avessero la volontà di informarsi) che si celano sotto l’acronimo TRF (già, questo Ente che, purtroppo, stenta molto ad accendere l’entusiasmo nei cuori e negli animi di tanti rotariani), con tale quantità di dati e date che in questo breve scritto non possono che essere malamente riassunti cominciando dalla genesi della Rotary Foundation.
TRF nasce nel 1917 per iniziativa di Arch Klumph, sesto Presidente del RI, “che per primo ebbe l’idea di creare un soggetto per mezzo del quale il RI potesse, concretamente, fare del bene nel mondo”. La prima donazione ammontò a 26,50 US$ da un Club del Missouri. Da allora “tanta acqua è passata sotto i ponti” ed oggi il Fondo di dotazione ammonta ad oltre 1 MD di dollari che si vorrebbe portare al raddoppio nel 2025 attraverso donazioni di singoli, enti e lasciti testamentari
Arch Klumph
Questo Fondo è sostanzialmente indisponibile rappresentando la “sostenibilità futura a lungo termine dei programmi della RF”. Ovviamente questo patrimonio viene gestito e parte dei profitti derivanti dalla gestione è destinata a programmi e sovvenzioni.
 
Ma il Fondo di Dotazione non è l’unico presente all’interno dell’organizzazione; a questo si affiancano il Fondo Polio con l’obbiettivo della lotta alla polio ( i fondi assegnati a questo progetto sono stati, per il 2019-2020 oltre 150 milioni di dollari)  ciò che ha permesso, nel corso di tanti anni, di vaccinare oltre 2 miliardi e mezzo di bambini, il Fondo annuale che finanzia e sovvenziona i programmi rotariani nel mondo ed il Fondo mondiale che “contribuisce a tutte le richieste di Sovvenzione globale presentate dai vari Club sparsi per il mondo”.
 
La Fondazione Rotary è organizzata come un ente di beneficenza pubblico che viene gestito esclusivamente per scopi di beneficenza ed è governato da un Consiglio di fondazione.  La Fondazione ha ricevuto il punteggio più alto possibile da Charity Navigator - 100 punti su 100 - per la nostra solida salute finanziaria e l'impegno per la responsabilità e la trasparenza. 
 
Insomma, una organizzazione complessa che permette, come si è detto più sopra, di “fare del bene nel mondo” attraverso alcune Aree di intervento codificate dalla RF.
 
Sono sette così suddivise:
1 Pace e prevenzione/Risoluzione dei conflitti
2 Prevenzione e cura delle malattie
3 Acqua e strutture igienico sanitarie
4 Salute materna ed infantile
5 Alfabetizzazione ed educazione di Base
6 Sviluppo economico e comunitario
7 Ambiente
 
I progetti sono finanziati, in grande parte dal Fondo annuale (vedere pagina 8) che si alimenta dalle donazioni (volontarie) di tutti i Soci con un contributo richiesto di 100 US$ per anno da versarsi entro il 31 ottobre di ogni anno. L’importo versato da un Club, dopo tre anni va per il 50% al Fondo Mondiale e per l’ulteriore 50% ai Fondi di Designazione Distrettuale e contribuisce alle richieste di Sovvenzione globale presentate dai Club o da gruppi di Club, che, obbligatoriamente, devono riguardare una delle sette Aree di intervento.
 
A testimonianza, lo scrivente, anni fa, è stato coinvolto in un Programma di Global Grant Scholarship che ha permesso, con un ammontare di 30.000 dollari, ad una giovane studentessa americana, di frequentare un Master alla Bocconi, della durata di due anni, con successivo approdo professionale al WFP (World Food Program).
 
La relazione di Craig è stata chiara e sintetica con tanti spunti di riflessione considerato che alla conclusione della stessa oltre a domande di chiarimenti è seguito un lunghissimo dibattito tra vari Soci con testimonianze, esperienze di vita passata e racconti di tanti aneddoti.
 
Molte altre cose andrebbero scritte ed aggiunte ad esempio sulla Paul Harris Society (vedere pagina 9) che da sola meriterebbe un capitolo a parte ma preferisco fermarmi qui essendomi posto come obbiettivo di non superare, con questo scritto, le due pagine formato A4. I riassunti troppo lunghi, raramente, vengono letti fino alla fine.
 
Concludo con un suggerimento: durante le Conviviali di presenza, al suono degli Inni tutti si alzano in piedi. Perché non facciamo durante le Conviviali da remoto?
 
Massimo Borioli