Prof. Massimo Galli

L’Interclub con gli amici del Milano Aquileia ci ricorda che è ormai trascorso un anno da quando le prime notizie sul pericolo di una pandemia, anche in Europa, occupavano le prime pagine dei giornali e ci raggiungevano incalzanti, pronunciate dai conduttori televisivi e da quelli radiofonici. L’appuntamento prima fissato alle 21 viene anticipato alle 19,45, ma questo non incide sulla partecipazione, che dopo qualche minuto, supera agevolmente la soglia dei 100 collegamenti.
 
Il Prof. Massimo Galli - Direttore del Reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano - non ha bisogno di presentazioni e quando appare sui nostri desktop - in questa serata di fine febbraio – ci trasmette quel senso di stanchezza che solo uno come lui, sempre in trincea, può vivere, costretto alla prima linea in corsia e suo malgrado alla luce dei riflettori dei mass media, freneticamente alla ricerca di informazioni e soprattutto di certezze.
 
Il nostro relatore riconosce di non poter dare risposte granitiche, ma quello che dice scaturisce dal desiderio di dare la sua visione del problema con rigorosa ortodossia scientifica, estranea alle risse tra esperti, ai protagonismi e ai desiderata della politica.
 
La sua missione è cercare di aiutare a capire perché “la non conoscenza genera fantasmi”.
Unico iniziale momento di serenità è un accenno alla sua amata Inter che due giorni prima non lo ha deluso, uscendo vittoriosa dal derby con i cugini con un secco 0 – 3. Anche la sciarpa milanista che campeggia alle spalle dell’addetto alla regia non sembra più una provocazione.
 
Ma ritorniamo alla “dura” realtà; Brescia è invasa dalla variante inglese e anche Milano ha i numeri in rialzo. I focolai nelle classi destano preoccupazione perché le varianti – soprattutto quella inglese – si diffondono più facilmente tra i bambini, anche se questi non presentano sintomi e a ciò si aggiunge l’aggravante che non si hanno ad oggi vaccini autorizzati per i minori di 16 anni.
 
Il Prof. Galli introduce la presentazione riassumendo il quadro sociologico del momento, dove tutti siamo consapevoli di quanto siano dolorose alcune scelte e come queste creino tensioni nel tessuto sociale dove i giovani sono ancora costretti al distanziamento sociale e gli anziani si vedono considerati un problema, ancora irrisolto, e un ostacolo alle relazioni sociali e alla sopravvivenza dell’economia. Le tutele del posto fisso sembrano ampliarsi e apparire sempre più scandalose e provocatorie agli occhi di coloro che, ogni giorno, si vedono costretti a non aprire i loro esercizi commerciali, le palestre, gli alberghi, i ristoranti, insomma tutte quelle attività che hanno come momento imprescindibile la vicinanza tra le persone. 
 
Chi non può costruire ogni giorno il suo stipendio può capire, può comprendere, può pazientare ma ad un certo punto potrebbe non essere più in grado di sopportare.
 
Nonostante tutto ciò, il distanziamento sociale e la vaccinazione sono gli unici due strumenti che ci permettono di contenere la pandemia e di sconfiggerla per aprirci finalmente alla quotidiana normalità. Non dobbiamo abbassare la guardia, perché non siamo per niente fuori pericolo e il numero ancora importante di decessi ce lo dimostra.
 
La terza ondata era prevista e con i nostri comportamenti l’abbiamo agevolata. La vaccinazione della popolazione deve essere fatta nel modo più esteso possibile e deve essere fatta “subito” seppure vi siano ancora delle incertezze in ambito scientifico sul livello di anticorpi indotti dal vaccino sufficiente a proteggerci e non si abbia ancora idea della durata dell’immunità, che comunque dovrebbe aggirarsi intorno agli 8 mesi. 
 
Il Prof. Galli è contrario alla vaccinazione delle persone guarite soprattutto dopo aver visto le ripercussioni su alcuni suoi colleghi che, dopo essersi ammalati e poi guariti, ricevuta la seconda dose hanno avuto effetti non letali ma sicuramenti sgradevoli come febbre e un aumento del volume dei linfonodi. Questo, in sintesi significa che vaccinare chi ha già prodotto degli anticorpi naturali nell’organismo è inutile e in alcuni casi potrebbe essere dannoso.
 
Da quando la sequenza genetica del virus SARS-CoV-2 è stata messa a disposizione della comunità scientifica mondiale è partita la corsa al vaccino più sicuro, più efficace, più facile da produrre e conservare.
 
Secondo i dati dell’OMS vi sono 237 vaccini in fase di studio, ma pochi e ormai ben conosciuti sono quelli disponibili. I più noti sono prodotti dalla BioNTech/Pfizer e da Moderna. A questi si affianca AstraZeneca, sviluppato dall’Università di Oxford - di cui abbiamo avuto notizia diretta dalla Dott.ssa Paola Cicconi, che ha contribuito in prima persona agli aspetti clinici della ricerca.
 
Il vaccino AstraZeneca nel suo complesso ha un ottimo rapporto beneficio/rischio in tutte le persone che hanno più di anni 18 e si conserva più facilmente rispetto agli altri due vaccini BioNTech/Pfizer e Moderna, comunque più sicuri per la somministrazione a persone anziane o a quelle che per le loro condizioni potrebbero contrarre più facilmente il virus. AstraZeneca, nata per una sola somministrazione, è ora pensata con un richiamo, dopo dodici settimane e con una risposta immunitaria che sale all’ 81%.
 
Johnson & Johnson - l’ultimo arrivato - prevede una sola dose e questa sembra oramai la soluzione più semplice e immediata, considerando i risultati incoraggianti con una netta riduzione del contagio, dopo un’unica dose del vaccino Pfizer.
 
Fuori dall’Europa, il vaccino cinese si è dimostrato valido, ma non potrà esserci d’aiuto nell’immediato, perché la vaccinazione di una popolazione così numerosa impedirà ancora per molto tempo la sua vendita all’estero; non si può però escludere che il colosso d’oriente, che ha approvato il secondo vaccino – il Coronavac – della società statale Sinovac, non faccia sentire la sua presenza nei paesi che chiederanno un aiuto contro il COVID 19. 
 
La prestigiosa rivista scientifica Lancet ha poi riabilitato il vaccino russo “Sputnick”, accolto con ostilità dall’Europa e dal mondo occidentale in genere. Ora Ungheria e Austria stanno valutando di acquistarlo o produrlo mentre la piccola Repubblica di San Marino ha deciso di affidarsi a lui.
 
Sono in corso anche sperimentazioni che prevedono incroci tra vaccini dove alla prima vaccinazione segue il richiamo con un vaccino diverso da quello somministrato con la prima dose.
 
Metà della popolazione israeliana è stata vaccinata con la prima dose e il 35% ha ricevuto la seconda somministrazione. Anche noi siamo chiamati a seguire con determinazione questo esempio.
 
L’importante è vaccinarsi, non ha importanza con quale vaccino, perché tutti garantiscono già una copertura adeguata. Alla domanda poi se il vaccino è veramente utile il Prof. Galli non ha dubbi. Certo, possono esserci persone vaccinate che non rispondono al vaccino e potrebbe presentare sintomi, così come persone che rispondono al vaccino, ma potrebbero contrarre il virus senza però diventare veicolo di trasmissione.
 
Come è scomparso il virus della Sars (acronimo di Severe acute respiratory syndrome in inglese) o sindrome respiratoria acuta grave,  apparsa per la prima volta nel novembre 2002 in Cina, così scomparirà anche COVID 19 – che alla fine del suo percorso si presenterà probabilmente sotto forma di un semplice raffreddore.
 
I vaccini ad oggi sono validi per la variante inglese, incerti gli effetti su quella brasiliana mentre siamo molto lontani da garantire l’immunità per quella sudafricana, dove Moderna perderebbe addirittura il 40% della sua efficacia.
 
La situazione non è rassicurante ma prima ci vacciniamo, prima riusciremo ad uscire da questa situazione. Dal vaccino italiano sfortunatamente non possiamo aspettarci molto perché non arriverà in tempi brevi. E’ possibile realizzarlo, ma i tempi non saranno brevi e noi non abbiamo tempo disponibile.
Produrre, distribuire e infine somministrare non è un processo così semplice e a questo ci si doveva pensare già nella scorsa estate.
 
Il Covid free Pass può essere una buona idea ma al di là di ogni certificazione, qualunque sia la strada che vogliamo percorrere, questa ci deve portare assolutamente ad una vaccinazione di massa nel più breve tempo possibile.
 
Ora il Prof. Galli deve scappare, un altro appuntamento lo attende. Noi, non possiamo che sperare di riascoltarlo - magari non tra molto tempo - in uno scenario più sereno. Per il momento abbiamo il dovere di richiamare il nostro senso civico, la responsabilità con la R maiuscola, unico rimedio insieme ai progressi della scienza, che ci può aiutare ad uscire da questa difficile situazione.