Padre Gianni Creveller
La serata si apre sotto la direzione di Pietro Castelli, vice nonchè incoming President del nostro Club, che sostituisce il giustificatissimo Presidente Marco Loro, impedito da problemi familiari.
 
Ovviamente mi tocca la breve presentazione del relatore, già noto ai soci per essere stato nostro ospite e relatore il 17 novembre 2017, assieme a Padre Angelo Lazzarotto, premio “Matteo Ricci” 2015 a cura dell’Università Cattolica.
 
Padre Gianni Criveller, oltre ad essere un intellettuale di valore, docente universitario di teologia, poliglotta e di vasta esperienza nei territori di Cina ed Hong Kong, ha la capacità di essere compreso non solo a chi è credente, ma anche a chi lo è di meno o non lo è affatto, grazie al suo approccio culturale alla missione. Egli si rifà all’insegnamento di Matteo Ricci, che nel sedicesimo secolo avvicinò le culture religiose e filosofiche occidentali e cinesi attraverso il dialogo e lo sforzo di interpretare l’“Altro”.
 
Insegnamento tanto fondamentale quanto disatteso nei secoli successivi, fino agli anni ’40 del secolo scorso. Assieme abbiamo scelto l’argomento di stasera, fra i molti possibili.
 
Nel 2018 la Santa Sede e la Cina stipularono un Accordo segreto, rinnovato nel 2020. Esso, anche grazie alla propria segretezza, è stato oggetto di opposte interpretazioni e commenti, giungendo alcuni a ritenerlo un segno quasi trionfale del progresso nelle relazioni del mondo cattolico con un Paese chiuso e difficile, altri un deprecabile cedimento alla “sinizzazione” della nostra religione. Padre Gianni afferma di collocarsi nel mezzo: è un primo passo, estremamente necessario, ma non sufficiente: la prima pietra di un edificio da erigere. Egli ben conosce e riconosce le violazioni dei diritti umani perpetrate in Cina, e da ultimo anche in Hong Kong, che a seguito della legge fondamentale sulla sicurezza non è più una città libera come in precedenza, ma assoggettata in ogni sua attività o manifestazione al concetto di “sicurezza” inteso con la larghezza tipica dei regìmi assoluti. Nondimeno, e Padre Gianni cita il Cardinale Parolin, è un punto di partenza e non di arrivo, quindi non è la soluzione di tutti i problemi, ma la chiave per risolverli con il dialogo, magari superando l’interlocutore in benevolenza e tolleranza. Questa è poi la posizione di Papa Francesco, nella quale Padre Gianni afferma di riconoscersi appieno: il Papa è un gesuita, ed i gesuiti mandarono in missione in Oriente i propri uomini migliori, conoscendo successi ma anche grandi sconfitte, prima delle quali la controversia sui riti cinesi, che si trascinò dalla morte di Matteo Ricci (1610) fino al 1939 (Istruzione Plane Compertum, approvata da Papa Pio XII). È quindi ben consapevole tanto delle difficoltà, quanto della strada (sempre quella segnata da Matteo Ricci) per superarle. Visto che gli errori costano così tanto, Papa Francesco ha voluto certamente ripercorrere la via del dialogo che fu di Ricci, e questo Accordo si colloca in questa via. 
 
Per la prima volta nella storia della Cina si riconosce al Papa il diritto di nominare i vescovi, in precedenza nominati dal Governo, tramite l’Associazione cattolica patriottica, e quindi non riconosciuti dalla Chiesa. I circa 102 vescovi attualmente in Cina sono quindi “in comunione” con il Papa. 30 di essi, però, sono ancora “clandestini”, nel senso che restano non riconosciuti dal governo ma solo dalla Santa Sede, e soltanto gli altri 70 sono riconosciuti da entrambe le parti.
Altro elemento “diseguale” di questo Accordo è la “nomina” dei vescovi da parte del Papa: è pur vero che egli li “nomina”, ma non li “sceglie”. Ed è questa la parte segreta dell’Accordo. Il governo cinese sceglie i candidati (ma quanti?) ed il Papa è libero soltanto di prescegliere uno dei candidati offertigli. Padre Gianni ci avverte che queste notizie sono state infatti da lui raccolte da fonti private, ma che, pubblicate più volte ed in più sedi, non sono mai state smentite.
 
La scelta da parte del governo avviene – come sempre è stato negli ultimi 30 anni - con una “elezione democratica” (democratica non proprio nel senso occidentale), complessa consultazione assembleare fra funzionari dell’Ufficio Affari Religiosi, prelati, fedeli, diretta dall’alto. Chiaramente questo meccanismo è destinato a produrre vescovi di compromesso, che non creino problemi a nessuna delle parti contraenti.
Questo Accordo è stato criticato anche perché offre ai funzionari cinesi il pretesto per richiedere ai sacerdoti e vescovi cattolici la sottoscrizione di atti di sottomissione e fedeltà all’Associazione cattolica patriottica, accettandone la politica religiosa. I sacerdoti obiettano che la Chiesa è universale ed obbedisce soltanto al Papa, mentre i funzionari impugnano l’Accordo a dimostrazione del contrario, almeno per quanto riguarda la Cina. La pressione sui religiosi è stata talmente forte che il 18-6-2019 la Santa Sede è intervenuta per autorizzarli a sottoscrivere l’atto di sottomissione, ribadendo la “specificità” dell’Accordo con la Cina, che consente alla Chiesa solo autonomia, non l’indipendenza. Nello stesso tempo, vescovi e religiosi sono però liberi anche di rifiutarsi di firmare l’atto in questione.
 
Per comprendere la necessità di questo Accordo, bisogna sapere che in Cina esistono leggi che regolano tutte le religioni, e che per esempio impediscono ai minori di 18 anni di partecipare ad attività religiose. Si arriva al punto che funzionari di partito entrano nelle chiese allontanando i bambini, e così, chiaramente, anche i genitori che li accompagnano.
 
Secondo i critici (e Padre Gianni si dichiara sinceramente fra di essi) questo accordo ha indebolito la Chiesa del proprio ruolo profetico: è visibile che il Papa parli apertamente contro le violazioni dei diritti umani in qualunque direzione, ma non contro la Cina, dove pure non mancano certo i problemi: i musulmani, il Tibet, la Mongolia. Hong Kong è un altro fronte aperto, che sta molto a cuore a Padre Gianni.
Le critiche proseguono evidenziando che con l’Accordo la Cina guadagna – gratuitamente - in standing e credibilità internazionale: la Santa Sede, ad esempio, è l’unica entità internazionale a riconoscere la Repubblica di Taiwan, quindi l’Accordo può essere “venduto” dalla Cina come un accreditamento. Del resto, l’importanza di questo Accordo non può certo valutarsi sul piano meramente numerico: esso ha portato alla nomina di soli 4 vescovi, 2 nel 2018-20 e due successivamente; la Chiesa ha riconosciuto i vescovi precedentemente nominati dal Governo cinese, ma non ha visto riconoscere nessuno dei 30 “clandestini” nominati in precedenza dalla Santa Sede.
 
Evidentemente, la valutazione del Papa, che Padre Gianni rispetta pur non comprendendola appieno, è quella della testimonianza del mite contro il violento; di chi acconsente ad offrire ben di più di quanto riceva. La posizione di chi, come disse Stalin, “non ha divisioni militari”.
 
Solo in prospettiva potremo giudicarne l’efficacia.
 
Non sono mancate le domande, la mia per prima, avendo letto su “Il Giornale” che il catechismo cinese viene deformato ad uso della teoria della preponderanza assoluta dello Stato sulla religione: in particolare si afferma che Gesù concorse a lapidare l’adultera in ossequio alla legge dello Stato.
 
Padre Gianni ammette che circolano notizie su argomenti simili, ma attribuisce le differenze di senso alle molteplici traduzioni della Bibbia, libro quanto mai diffuso in Cina, ma tradotto e ritradotto molte volte e non sempre fedelmente.
 
I cattolici in 20 anni sono passati da circa l’1% della popolazione al 5% e si é assistito ad una vera febbre cattolica, presente anche nella cultura. Questo probabilmente ha determinato il progetto di Xi Jinping di adattare tutte le religioni alla dottrina politica cinese, con processo di “sinizzazione” che non corrisponde certo a quello voluto da Matteo Ricci, ma ne è l’esatto contrario.
 
Pietro Castelli chiede poi se il Vaticano sia visto più come autorità religiosa oppure potere temporale. Padre Criveller distingue fra lo Stato della Città del Vaticano, e la Santa Sede, che è l’organizzazione della funzione del Papa e mantiene i rapporti diplomatici internazionali, indipendentemente dall’esistenza dello Stato. Quando si parla di diplomazia si parla dunque della Santa Sede.
 
Massimo Borioli chiede a Padre Gianni notizie sulla presenza dei gesuiti in Cina e Giappone, ricordando Paolo Miki ed altri missionari martiri in Giappone, che pure hanno lasciato un segno importante. 
 
Padre Criveller ricorda fra i missionari gesuiti di grandissima cultura e valore: oltre a Matteo Ricci, Alessandro Valignano, Giulio Aleni, soffermandosi su padre Giuseppe Castiglione, milanese, valentissimo pittore di corte di tre imperatori, nonché architetto, in Cina uno degli italiani più famosi. La missione in Giappone è iniziata con Francesco Saverio, ed ha avuto molto successo ma anche gravi persecuzioni, maggiori di quelle verificatesi in Cina. I martiri, poi santificati, furono ben 26, tutti crocifissi in occasione dell’eccidio di Nagasaki del 5 febbraio 1597. Padre Gianni ricorda anche il film di Scorsese “Silence”, tratto dal romanzo storico “Silenzio” del giapponese Shūsaku Endō, cattolico dissidente, che narra le persecuzioni subite dai cristiani in Giappone e la storia dei gesuiti - realmente esistiti - Cristóvão Ferreira e Giuseppe Chiara (italiano di Palermo), che hanno apostatato il proprio credo per salvare dalla tortura i propri confratelli. Dopo 250 anni dall’eccidio i cattolici a Nagasaki ancora sopravvivevano, ed in loro onore venne eretta la cattedrale cattolica, poi oggetto della mira dei bombardieri nucleari. Quindi il seme evangelico, che non si misura né si pesa, venne gettato ed effettivamente germogliò.
 
Alberto Fossati chiede quale sia la visione dell’Accordo Vaticano-Cina fra i fedeli, in territorio cinese. L’accoglienza, ci dice Padre Gianni, si è articolata in 3 modi diversi: la considerazione del papa tipica dei fedeli del luogo fa sì che la sua parola ed iniziativa non vengano criticate; altri, i più vicini alla chiesa patriottica, ritengono che l’Accordo sia valso a normalizzare i rapporti con l’Autorità, quindi lo considerano un passo in avanti. Esiste poi un consistente gruppo, legato alla c.d. Chiesa sotterranea o clandestina, che è assolutamente contrario, ritenendo il comunismo un nemico della fede e non potendo dimenticare le proprie sofferenze. In questo filone di oppositori sinceri si colloca però, per puro opportunismo ed all’interno della Chiesa, la destra cattolica, soprattutto americana, che ritiene Papa Francesco un uomo di sinistra, amico dei comunisti, eccetera. Papa Francesco é in realtà molto meno popolare di quello che si crede, soprattutto all’interno della Chiesa, ma Padre Gianni non ritiene affatto legittime queste posizioni, aprioristiche ed ideologiche. Ed Alberto condivide la visione di Gianni.
 
Pietro Castelli si meraviglia di questa scarsa popolarità di Francesco, che personalmente ritiene un grande Papa, al punto da intraprendere un viaggio davvero profetico in Iraq, difficile sotto tutti i punti di vista.
Padre Gianni precisa che sono le gerarchie a criticare Francesco, non certo i fedeli, e ribadisce il suo rispetto e la sua fede nel Papa, ricordando come fu educato dalla sua famiglia di ben 10 figli.
 
Ho personalmente ringraziato Padre Gianni ricordando, in analogia ai temi della serata, le dispute del medioevo sulla nomina dei vescovi, i dubbi di Pio XII sull’atteggiamento da tenere nei confronti del nazismo, e, con riferimento ai sacerdoti in dubbio se firmare o non firmare l’atto di sottomissione alla “chiesa patriottica” cinese, i nostri soldati dopo l’8 settembre. Storie che si ripetono.
 
Padre Gianni Criveller è stato sincero anche nelle critiche, quanto nella professione della propria fede. La fede non deve mai disgiungersi dalla verità.
Grande e sentito l’applauso di congedo e la promessa di Pietro Castelli a Padre Gianni di rivederci prima che passino altri 4 anni. 
 
Letture suggerite:
  • Gianni Criveller “Matteo Ricci. Missione e ragione. Una biografia intellettuale” 2010, Ass. Pimedit;
  • Gianni Criveller, 1997 “Preaching Christ in Late Ming China”, Taipei-Brescia, Ricci Institute-Fondazione Civiltà Bresciana;
  • Angelo S. Lazzarotto “Quale futuro per la Chiesa in Cina?” EMI – 2012.