Mons. Don Mauro Longhi
 
Questa è una di quelle serate che per poterla assaporare fino in fondo dovresti riviverla più volte.
Mons. Longhi sa come parlare al cuore e all’intelletto del suo gregge, perché lui è un pastore e la sua missione è risvegliare dal torpore della quotidianità.
Il tema da lui scelto dal titolo “in un mondo sospeso” sin dal primo momento suscita curiosità e la voglia di entrare nel nostro intimo, per capire meglio chi siamo.
Sottratti alle false ideologie e alla frenesia, percepiamo quanto siamo piccoli e sospesi in un mondo di contraddizioni che ci lascia disorientati, dove la manipolazione dell’esistenza è normale e dove l’inganno e addirittura il sopruso sono strumenti riconosciuti da molti, quasi fossero ovvietà.
Si tratta di un vuoto sottostante che crea vertigini, in cui il nostro viaggio su questo pianeta, contraddistinto o meno che sia dal trauma della nascita, i molti dubbi dell'adolescenza e le poche certezze dell'età matura, troverà un termine a cui possiamo riconoscere un grande valore così come anche nessuno, quasi che non esistesse, aggrappandoci a false illusioni più o meno consapevolmente.
E' in questo contesto e soprattutto in questo momento storico che risulta necessario parlare della Verità, riscoprire la Verità, l’unica stella polare da ricercare perché è l’unica vera direttrice, la sola a indicarci il giusto cammino verso la nostra meta.
E se per chi non ha il dono della fede il pericolo di brancolare nel buio è concreto, questo non vuol dire che per il credente sia meno difficile perdersi, perché molti sono gli ostacoli che ci fanno deviare ed altrettante sono le false mete.
Mons. Longhi questa sera è qui per aiutarci a riprendere quei dogmi che anche il cristiano praticante spesso dimentica, frastornato da notizie false, parziali o contrastanti, programmi televisivi che più che la ragione o la scienza introducono nelle nostre case esempi di un'umanità che si è persa, manifestazioni di arroganza e presunzione di chi è convinto conoscere o possedere le chiavi per la felicità.
E sorge quindi spontaneo un interrogativo: “in questo mondo sospeso esiste ancora la Verità? C’è ancora spazio per Lei?”
Mons. Longhi non ha dubbi, la Verità è ancora tra noi, solo che molti uomini non sanno riconoscerla e accoglierla, così non la praticano e, tantomeno, possono esserne una testimonianza.
Le parole di Giovanni Paolo II costituiscono al riguardo un insegnamento e un corretto monito: “se l’uomo non è consapevole di essere capace di conoscere la Verità e di rispettare con la sua libertà la Verità, non sarà mai capace di opere buone”.
In altri termini ... attenzione a precludere il bene nella nostra vita.
Ad un neopositivismo che con la sua “dittatura del relativismo” genera sfiducia nell’esistenza della Verità, il cristiano contrappone Dio, che è Verità e Cristo che ne rappresenta la sua incarnazione. La Verità ci precede e noi dobbiamo essere in grado nella pienezza del nostro libero arbitrio di farla nostra, riconoscerla, comprenderla nonché praticarla per diventarne testimoni.
Sapere da chi proveniamo e a cosa siamo destinati vuol dire riconoscere Dio, rispettare il Creato, la nostra persona e gli altri.
Questo differenzia il cristiano dalla dilagante mentalità di coloro che ripudiano la misericordia, nel senso di compassione e generosità verso il prossimo, di coloro che vivono per il proprio esclusivo interesse, facendo solo ciò che gli conviene, senza alcuna esitazione a manipolare e ingannare, di coloro che vivono il libero arbitrio come una scusa per non risparmiare nessuno, neppure il Creato.
Questo è un ambito che sfugge ad ogni regola, anche solo di etica.
Al contrario di tutto ciò, Dio, che è Verità, non è un vulnus alla libertà dell’uomo e alla sua intelligenza, ma semmai è un aiuto per la sua realizzazione.
Ma la Verità non è solo il rifiuto della Non-Verità, ma anche Ragione, Ragione Creatrice, perché il mondo è prodotto della Parola, del Logos che è Dio.
Di questo diamo testimonianza nel Credo quando recitiamo “Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”.
Questa Ragione Creatrice permette il libero arbitrio dell’uomo e ne valorizza la dignità per il conseguimento della felicità.
Questa preghiera, che troppe volte recitiamo meccanicamente, è fede che testimonia quanto noi non siamo una “scheggia impazzita”, ma siamo parte di un progetto o meglio di un’Alleanza dove Dio prende l’iniziativa, entra nella storia e crea il mondo, dove l’uomo abita per ricevere il suo amore e per contraccambiarlo. “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona (Gen. 1,31).
Certo questa è fede, che non tutto pretende di comprendere, ma del resto sarebbe impossibile, perché chi di noi sarebbe in grado di capire perché Dio permette la sofferenza, l’ingiustizia, perché permette che il male in tante occasioni la possa fare da padrone?
Mons. Longhi stimola la riflessione e gli interrogativi a cui spesso non abbiamo voluto neppure dedicarci, prima che non cercarne una risposta, sopraffatti da un mondo che gronda di soprusi ed in cui è inevitabile chiedersi quali siano i criteri di ciò che il nostro Relatore identifica come Ragione Creatrice.
Viene da chiedersi, in altri termini, se sia giusto permettere un libero arbitrio senza limiti, dove l’uomo galvanizzato dalla scienza, frutto del suo lavoro e del suo ingegno, ancorché, evidentemente, donato proprio dalla Ragione Creatrice, è naturalmente portato a credere di potersi sostituire a Dio, senza alcun pudore.
Se per chi non crede risulta impossibile ragionare e ipotizzare quanto sopra, anche per il cristiano non è scontato e a volte molto difficile considerare o valutare una Ragione Creatrice che sovente, specie se in momenti di bisogno e difficoltà, non risponde ai suoi “perché?”.
Al riguardo, pur nella consapevolezza che Fede e Ragione non sono contrapposte ma anzi si completano, risultano illuminanti le parole dell'allora Cardinale Ratzinger (1996) che con riguardo al ruolo e all'attività della Chiesa scriveva: "I toni dissonanti che sono percepibili al suo interno ne rendono il messaggio poco chiaro, riducono la sua credibilità e lasciano molte persone disorientate proprio quando sono in cerca di una guida affidabile" (La Via della fede, Prefazione, Ares ed. Città di Castello (PG).
Per quanto parole riferite ad un contesto del passato, oggi riacquistano tutta la loro pregnanza, ma proprio per questo occorre anche ricordare che l’amara constatazione del grande teologo e successivamente Pontefice era stata immediatamente seguita dall'affermazione della potenza del contenuto della fede cristiana e del profondo impegno della Chiesa a testimoniarla.
Proseguiva infatti l'allora Cardinale Ratzinger: “Ora è vero che anche la Chiesa non possiede risposte bell’e pronte per tutti i problemi urgenti che emergono in un momento nel quale si sono dischiuse all’uomo possibilità assolutamente nuove di disporre di sé e del mondo e, insieme, sono anche insorti quesiti inimmaginabili sui limiti di quanto è permesso all’uomo e sulle modalità positive del suo dover essere. Che cosa il messaggio biblico significhi concretamente in tutti questi nuovi ambiti della responsabilità umana va chiarito nella comune lotta per la comprensione delle attuali circostanze e nella loro illuminazione mediante la parola della fede (….)”.
Questo è un passaggio in cui si può solo riportare il pensiero di Mons. Longhi, in quanto non fedelmente o adeguatamente divulgabile in altri termini: "Anche se nelle questioni etiche non si dà una evidenza di tipo matematico, perché è sempre in gioco tutto l’uomo con quanto di imponderabile vi è in lui, tuttavia occorre pur sempre sforzarsi di immettere la via della fede entro la comprensione della ragione che oggi, con la frantumazione della scienza, minata soprattutto da concezioni positiviste circa la natura dell’uomo e della sua stessa ragione, non trova più certezze. La ragione stessa attende in silenzio la luce della fede che scaturisce dal messaggio biblico e ci conferma: il mondo è cambiato, il mondo è salvato: Dio lo ha redento mediante suo Figlio che è passato attraverso la morte e ora vive e non muore più”.
Si è tutti positivamente scossi al termine della relazione e al riguardo tale situazione viene brillantemente rappresentata dal nostro Presidente castelli, che ricorrendo alla metafora del “frullatore” viene opportunamente a rappresentare lo stato d’animo dei presenti.
Le parole di Mons. Longhi, con la loro profondità, hanno colpito e colpiscono sempre nel segno e la loro fecondità sa ribaltare lo stato d’animo di chi le ascolta.
Con Cesare e Valter abbiamo accennato al tema della guerra giusta, con riferimento all’Ucraina e all’aborto, ora parzialmente in discussione negli Stati Uniti, ma per questi temi così importanti non è rimasto tempo a sufficienza, l'ora è ormai tarda.
In molti manifestano il desiderio che Mons. Longhi ce ne parli in una prossima conviviale da programmare e il nostro Socio Onorario si rende disponibile come è nella sua natura e statura.
Abbiamo "volato" alto con Mons. Longhi, ma anche corso, simbolicamente, con lui, perché con la sua simpatia ci ha voluto regalare anche qualche aneddoto divertente e legato al suo amore per la velocità, un'esperienza arricchita dalla vena ironica di Giovanni Paolo II che, trasportato da un'autovettura condotta proprio da Mons. Longhi, in un periodo e contesto nel quale il Pontefice era "sotto osservazione", commentava la guida disinvolta del Monsignore in modo assolutamente serafico e divertito dicendo di non preoccuparsi, perché a Mosca già sapevano dove stessero andando.
Le parole di Mons. Longhi ci hanno quindi confortato e allietato, consolidando quel pensiero di chi non si riconosce in una scheggia impazzita collocata nell’universo, che ripudia la realtà come un gioco di casi e di necessità e valuta la natura come tutto uno sbaglio; la sua è una relazione di speranza, quella speranza che i credenti vivono quando ricordano quel messaggio di immortalità rappresentato dal sepolcro vuoto lasciato da Gesù, che ha sconfitto la morte.
Per coloro invece che non hanno il dono della fede, resta la filosofia come punto di riferimento e la consapevolezza che se non sappiamo cosa sia la verità, sicuramente né riconosciamo la sua assenza, così come se è impossibile descrivere un assoluto di giustizia, capiamo quando non è presente.
A Mons. Longhi un grazie per la sua fede e la sua testimonianza e un caloroso arrivederci.
Roberto Ferrari