Alfonso Amato
In questa serata di fine aprile, nell’attesa che tutti si colleghino sulla piattaforma zoom, il simpatico dibattito introduttivo sul difficile rapporto tra avvocati e informatica non ci distoglie dall’idea che la strada del nostro amico Luca sia ormai tracciata. Mentre alle 21,10 in qualità di Presidente facente funzioni, dopo aver dato il benvenuto agli amici del Club Agape Universale, dà inizio al nostro incontro settimanale con il rituale suono della campana e il saluto alle bandiere, tutti noi non possiamo che immaginarlo al più presto nel ruolo di presidente eletto.
 
A presentare Alfonso, relatore in questa conviviale, ancora una volta a distanza, è sempre Luca che ricorda la loro amicizia nata ai tempi del liceo e la musica come loro passione comune. Se Luca è il suo avvocato, Alfonso è il suo consulente informatico nonché padrino che lo ha avvicinato e introdotto nella famiglia del Milano Castello, dopo un’esperienza rotariana in altro Club.
 
Un bellissimo esempio di amicizia e di collaborazione professionale che però non può arrivare alla completa sintonia perché - insistono entrambi – un avvocato e un ingegnere non possono capirsi.
 
Tale pensiero credo sia condiviso da molti e proprio per questo l’argomento della serata è un attraente e simpatico momento per avvicinare molti di noi all’informatica, con le sue curiosità e i suoi fallimenti.
Se l’età anagrafica può concedere l’appellativo di diversamente giovane, il piglio e l’entusiasmo che lo contraddistinguono mentre ci accompagna con alcune slide nel modo dell’informatica fanno di lui un giovane rampante sempre pronto a nuove sfide. Con fiducia e curiosità allora ci uniamo a lui sicuri che quando ci lasceremo la nostra personale scatola degli attrezzi sarà più ricca di accessori.
 
L’informatica entra nella nostra società il 16 febbraio 1946 e possiamo facilmente immaginare lo sguardo perplesso dell’uomo della strada di fronte ad un qualcosa di pachidermico - come una stanza di 9x30 metri e del peso di 30 tonnellate, costituito da 42 pannelli, condotti di raffreddamento, cavi e 18.000 valvole termoioniche - per nulla attraente e pratico ... al punto da pensare: che cosa me ne faccio di questa roba?
 
Eppure, da quel giorno l’informatica è entrata prepotentemente nella nostra vita, acquisendo ognuno di noi, per così dire e a poco a poco, più dimestichezza e consapevolezza della sua forza ... con una mai venuta meno accelerazione di sviluppo, applicazioni e successi.
 
Nel 1965 l’Olivetti lancia sul mercato il primo microcomputer commerciale, simpaticamente chiamato la “Perottina”, dal nome del suo ideatore, l’ing. Perotto. Ne furono vendute 44.000 esemplari dal 1965 al 1966.
 
Nei primi anni ’70 c’è il magico incontro tra Steve Jobs e Steven Gary Wozniak, considerato uno dei padri del personal computer. Per raccogliere i soldi per il loro progetto i due vendettero la calcolatrice scientifica HP di Wozniak e il minivan Volkswagen di Jobs, riuscendo a raccogliere all'incirca i 1.300 dollari necessari all’acquisto dei componenti del prototipo che verrà realizzato nel garage dei genitori di Jobs. Pochi anni dopo, nel 1977 venne lanciato l’Apple II, tra i primi home computer realizzati su scala industriale. Ne furono venduti quasi 5 milioni di esemplari sino al 1993.
 
L’informatica è ormai entrata nelle case delle famiglie divenendo parte essenziale della loro vita, migliorandosi continuamente in prestazioni e dimensioni. Si pensi al Commodore 64, dotato di un’amplissima gamma di software, soprattutto per videogiochi, che fu venduto in milioni di esemplari nei grandi magazzini e nei negozi per giocattoli. In Italia il suo prezzo di vendita nel 1983 era di 973.500 lire.
 
L’informatica non è diversa dagli altri settori è la concorrenza è la parola d’ordine. Nel 1990 scende in campo il sistema operativo per personal computer Windows 3 che è la prima versione ad avere un successo commerciale tale da competere con i computer Apple Macintosh e il sistema operativo Mac OSx, ora MacOs. Seguiranno altre versioni come Windows 95 e 98, Windows 2000 e Windows XP nel 2001, Windows 7 nel 2009, Windows 8 nel 2012 e Windows 10 nel 2015. Tra gli insuccessi di Windows non possiamo esimerci dal citare Windows Vista del 2006, il sistema operativo più disinstallato nella storia della società. C’è poi Linux, il sistemo operativo che non solo ne permette l’utilizzo ma anche la modifica e la copia. Una sorta di software c.d “libero”.
 
L’informatica è una scienza che non conosce confini e internet né è la dimostrazione.
 
Nata negli Stati Uniti per battere i sovietici nella corsa allo spazio fu un progetto per la creazione di una rete di computer, collegando fra di loro i migliori scienziati americani e facilitando lo scambio dei dati fra i centri di supercalcolo sparsi nel paese.
 
Arpanet (Advanced Research Projects Agency Network) vide la luce il 29 ottobre 1969 quando fu inviato il primo messaggio che consisteva semplicemente in una parola: 'login'. Ciò accadesse oggi ci strapperebbe almeno un sorriso ... perché non tutto andò per il verso giusto e il destinatario ricevette solo le prime due lettere. Ma questo poco importa se pensiamo a ciò che scrisse Thomas J. Watson - presidente e amministratore delegato di IBM tra il 1914 e il 1956: “Se vuoi avere successo più rapidamente, devi raddoppiare la tua percentuale di fallimenti”.
 
Di successi nell’informatica ve ne sono stati e sempre ci saranno. Il mouse di Engelbart progettato nel 1967 era una scatolotta di legno di pino quasi impossibile da maneggiare mentre i mouse di oggi sono leggeri, piccoli, economici ed ora anche Bluetooth. Il nostro relatore potrebbe continuare ancora, elencando gli innumerevoli risultati conseguiti ma preferisce - e noi siamo assolutamente d’accordo – passare alle “curiosità” ... regalandoci delle vere perle.
 
Chi di noi almeno una volta non si è mai chiesto perché un messaggio pubblicitario è chiamato Spam?
 
Prima di questa sera il nome mi era ovviamente noto ma non ero andato oltre e non avrei proprio immaginato che si trattasse del marchio di una carne macinata in scatola, nato dalla contrazione di “spiced ham”, prosciutto speziato. Ma il nostro amico Spam, la cui antipatica apparizione è del 1978, non è nulla di che se paragonata alle condizioni d’uso di Itunes, la nota applicazione di Apple.
 
Pur di arrivare allo scopo, preso da frenesia, chi scrive accetta tutto senza leggere. Questo non è bello, ma per mia fortuna sono a distanza siderale dallo sviluppo, progettazione, produzione di armi nucleari, missili, chimiche o biologiche.
L’informatica è stata anche occasione per lauti guadagni. Nell’agosto del 2005 uno studente ventenne - Alex Tew – per finanziarsi gli studi universitari creò un sito la cui pagina principale era suddivisa in aree cliccabili quadrate della dimensione di 10x10 pixel - l’unità minima per convenzione della superficie di un’immagine digitale. Li mise in vendita al prezzo di un dollaro l’uno e in cambio i compratori erano proprietari di quel piccolo blocco di pixel dove avrebbero potuto inserire il logo della loro azienda o uno slogan, per poi vederlo grazie ad un link sulla home page del loro sito, passando col puntatore del mouse.
 
Alla fine dello stesso anno ne furono venduti 990.000 raggiungendo oltre al ricavato dell’asta dei rimanenti 10.000, il milione di dollari e da qui il nome “The Million Dollar Homepage”. Per dovere di cronaca, Il costo di realizzazione del sito si aggirava intorno ai 50 dollari.
 
Anche i programmatori hanno senso dell’umorismo e si divertono. “Easter egg” – Uovo di Pasqua – altro non è che un elemento bizzarro e innocuo che viene nascosto all’interno di un software, pronto per essere scoperto. Il termine, coniato dal programmatore Steve Wright di Atari, si ispira alla caccia all’uovo di Pasqua che si svolge in alcuni paesi del mondo. Tra i primi easter eggs abbiamo il pixel grigio nascosto nelle catacombe del gioco Adventure del 1979, dove apparire magicamente la scritta “Created by Warren Robinett”
Nell’informatica certi fatti accadono per caso e altri non avvengono per niente.
Il matematico statunitense Edward Kasner nel 1938 si cimentò nella ricerca di un nome che potesse richiamare il concetto di un 1 seguito da 100 zeri. Non sapendo cosa fare, si rivolse durante una passeggiata ai suoi nipotini e uno di loro, di nove anni suggerì googol. Molti anni dopo, nel 1997, i proprietari del motore di ricerca BackRub sentirono la necessità di utilizzare un nome che evocasse l’idea di una quantità di dati infinita. Venne proposto googol ma nella fase di verifica sulla libera disponibilità di un tale dominio si scrisse erroneamente Google e così fu - nel 1998 - per uno dei motori di ricerca più conosciuti che può vantarsi di non essersi mai arreso di fronte ai fallimenti – ben 270 progetti hanno l’onore di far parte del c.d cimitero di Google, e di aver sempre fornito agli utenti un gran numero di servizi, senza richiedere la sottoscrizione di abbonamenti.
 
Diversa sorte ebbe il tanto temuto Millenium bug che al cambio di data tra venerdì 31 dicembre 1999 e sabato 1° gennaio 2000, avrebbe dovuto scatenare chissà quali incidenti e inconvenienti, mandando in tilt i sistemi di elaborazione dati dei personal computers così come dei sistemi globali più complessi. Per la fortuna di tutti noi il difetto informatico si dimostrò sostanzialmente innocuo.
 
Nell’informatica occorre stare al passo e prevedere il futuro. Se la lungimiranza è la qualità importante di ogni imprenditore, nell’informatica è indispensabile per non rimanere indietro e inevitabilmente essere ridimensionati o comperati o addirittura fallire. 
 
Blockbuster, Inc. con il suo core business focalizzato sull'acquisto a noleggio di prodotti home video e videogiochi fallì nel 2013,  BlackBerry inizialmente leader nella produzione di dispositivi mobili dotati di messaggistica e agenda fu acquistata da una società di telecomunicazioni cinese e poi ancora rivenduta agli americani.
 
Kodak nel settore della fotografia tradizionale e Nokia nel settore della telefonia mobile dopo successi indiscussi hanno vissuto crisi profonde e sono state costrette a ripensarsi per rimanere sul mercato.
 
Nel 1994 i pc connessi alla rete raggiungono quota un milione e nei primi anni 2000 gli investimenti nelle infrastrutture migliorano il collegamento alla Rete generando una corsa al personal computer più performante e con le schede grafiche migliori. Nel 2004 milioni di utenti non si limitano più a consultare internet ma divengono soggetti attivi. Nascono i social network dove gli utenti hanno relazioni tra di loro, si scambiano commenti e filmati.  Nel 2003 nascono MySpace e LinkedIn, l'anno successivo Facebook. Nel 2005 arriva YouTube e nel 2006 anche Twitter,
 
Come sempre ai successi si alternano i fallimenti.
 
Google+ lanciato il 28 giugno 2011 venne chiuso nell’aprile 2019 mentre Myspace apparso nel 2003 venne soppiantato ben presto da Facebook e Twitter.
 
Andando sul pratico, Alfonso ci raccomanda di non perdere mai di vista la posta in arrivo ponendo una particolare attenzione al mittente, al destinatario, al link e agli allegati. Il prosciutto speziato è sempre in agguato!
 
Al termine di questa carrellata non poteva mancare il Disaster Recovery. Tutti noi ci affanniamo per conservare i nostri dati da qualsiasi possibile evento che li possa distruggere o danneggiare. L’argomento al termine della serata ci ha coinvolto tutti e gli interventi non sono mancati perché se un attacco informatico è nel nostro caso un pericolo improbabile, l’evento naturale, l’errore umano, furti o rapine e malfunzionamenti in generale sono rischi molto concreti. Anche per i professionisti diviene quindi essenziale attuare quelle misure preventive che possano ridurre al minimo la perdita di dati e l’interruzione dell’attività.
 
Alfonso ci raccomanda di andare oltre gli ormai superati backup su disco o chiavette USB per indirizzare la nostra attenzione su sistemi più all’avanguardia ed efficaci quali data center, meglio se dislocati in diverse aree geografiche, o addirittura i Virtual Data Center (VDC) che, sfruttando la tecnologia cloud, eliminano la necessità di acquistare, gestire e mantenere un’infrastruttura IT fisica, superando così tutte le problematiche legate agli impianti di climatizzazione e di controllo ambientale,  ai sistemi antincendio e a  quelli di sicurezza.
 
Parlare di cloud vuol dire parlare di Data as a Service, detto anche DaaS.
l Desktop as-a-Service (DaaS) è un'offerta di cloud in cui il service provider fornisce, tramite Internet, desktop virtuali previa sottoscrizione da parte dell’utente di un abbonamento.
 
Il modello DaaS permette una ottimizzazione dei dati, una loro razionalizzazione, semplificandone la gestione, aumentando la flessibilità e la riduzione dei costi con il vantaggio per l’utente che è il provider ad occuparsi della manutenzione, degli aggiornamenti nonché della messa in sicurezza dei dati e della loro conservazione. Gli utenti possono accedere al proprio desktop virtuale da qualsiasi luogo, tramite diversi tipi di dispositivi: il desktop avrà sempre lo stesso aspetto. Tutto ciò che occorre è una connessione semplice Internet. 
 
Siamo giunti al termine della serata in un lampo, ma abbiamo avuto ancora il tempo per sapere che un cervello centrale di Internet non esiste e che quando siamo sulla piattaforma Zoom nessuno può avere il piacere di conoscere i nostri dati, né tantomeno può rubarceli.
 
Prima di lasciarci un doveroso plauso a David Bradley che nel 1981 inventò uno stratagemma che evitò finalmente di resettare manualmente i sistemi bloccati costringendo i programmatori a perdite di tempo dovendo sottostare all’avvio inevitabile dei test di memoria. La scorciatoia si concretizzò nella combinazione CTRL+ALT+CANC che divenne famosa solo negli anni 90 grazie a Microsoft.
 
Alcuni ribattezzarono il codice «saluto a tre dita», come una sorta di benedizione per i proprietari dei pc.  
 
L’informatica è una scienza e in sé non è buona né cattiva. Solo le sue applicazioni lo sono. Ci auguriamo che i programmatori di software e di sistemi non dimentichino mai l’importante ruolo sociale, etico e formativo che rivestono - si pensi oggi alla Dad nelle scuole - disdegnando altre tentazioni quali la progettazione di giochi violenti, di cui è pieno il web.
 
Per concludere, alzi la mano chi di voi non ha mai pronunciato la frase “io non ho fatto niente, è il software che è impazzito, è colpa dei programmatori e quant’altro”. Da parte mia, non me ne voglia Luca, cercherò di superare il mio naturale pudore e chiamerò Alfonso, magari sopita la crisi isterica, quando lo schermo del mio computer mi volterà le spalle con linguaggi per me incomprensibili o mi guarderà indifferente, mentre io sarò alle prese con la mia compulsiva azione sulla tastiera.
 
Ringraziamo il nostro relatore per questa serata e in particolare per il suo “humor” che ha reso piacevole una materia a molti ostica o addirittura sconosciuta, ma che comunque la si voglia vedere è ormai parte integrante della nostra vita.
 
Roberto Ferrari