Se vedete delle foto con gli amici rotariani con il caschetto bianco in testa, tranquillizzatevi, non siamo andati in una miniera.
 
Ha avuto un intuito tempestivo il presidente Motti o chi collabora con Lui per i temi delle conviviali, nel farci visitare un sito archeologico di grande interesse e appena reso accessibile a tutti.
 
Siamo nei sotterranei della Ca' Granda, il grande ospedale milanese voluto da Francesco Sforza nel 1456 per far fronte ai problemi sanitari e medici della popolazione milanese. Siamo sotto l'edificio in via Sforza, dai bei mattoni rossi capolavoro del Filarete, ora è sede universitaria.
 
È la Ca' Granda per i milanesi anche se questo termine ora viene usato per il complesso di Niguarda.
 
 
Abbiamo iniziato da quella che era la fossa comune, che vediamo ora ricoperta da enormi pietre. Notizie attendibili ci dicono che questo luogo era frequentato anche da Leonardo Da Vinci per i suoi studi di anatomia.
 
Qui sotto venivano lasciati a decomporre quelli che erano stati vivi nell'Ospedale. I dati statistici parlano di almeno 150 mila scheletri. Ma l'incremento della popolazione rese necessario trovare nuovi spazi. Alla fine del 17° secolo venne iniziata la costruzione di un sito fuori dalla cerchia cittadina, nei pressi delle mura di Porta Tosa, così si chiamava Porta Vittoria, ora Piazza Cinque Giornate. Un nuovo cimitero (o semplicemente un cimitero vista la sorte di quanto appena detto), la cui costruzione iniziò nel 1665 su disegno di Attilio Arrigoni. Parliamo del complesso detto "La Rotonda di via Besana": Spesso si confonde la Rotonda di Via Besana con il Lazzaretto.
 
Per raggiungere il nuovo luogo di sepoltura venne costruito un ponte sulla Cerchia dei Navigli e poi lo stradone della Pace, ora è la via San Barnaba. Ma ancora una volta, il continuo incremento della popolazione milanese, rese insufficiente la parte centrale dell'edificio che fungeva da nuovo sepolcreto. Vennero così ricavati altri spazi sepolcrali nelle mura perimetrali.
 
Tornando al nostro itinerario: dopo l'impatto forte della fossa comune, abbiamo attraversato un lungo corridoio: ai lati ed in grande ordine, tante e tante lapidi con le scritte dei benefattori che hanno lasciato segni tangibili della loro ricchezza e della loro generosità. Nel nuovo ospedale Ca' Granda di Niguarda avevo visto qualche decennio fa (non so se è ancora così) immense stanze con le pareti ricolme dei quadri dei donatori. Qui, in via Francesco Sforza, le lapidi e lì, negli spazi di Niguarda i quadri dei benefattori. O "i busti" come chiamavano a Napoli il Salone dei busti, che era una grande sala di Castel Capuana, sede del vecchio Tribunale napoletano, per ricordare avvocati famosi del Foro Napoletano (tra questi ed in anni non lontani, era stata messa anche una figura di Sant'Alfonso Maria dei Liguori: famoso come santo più che come avvocato, visto che a 22 anni, per un torto subito, abbandonò l'avvocatura).
 
Dopo il corridoio delle lapidi, siamo approdati in una grande sala detta del Capitolo: è qui che la guida ci ha chiesto di indossare i caschi per precauzione: piccoli distacchi dalla volta si erano avuti in passato.
 
Siamo impressionati dalle bellissime boiseries e dalle file interminabili di faldoni che riempiono tutte le pareti della sala. Contengono atti di donazione, quindi   rogiti notarili, atti catastali, planimetrie: un patrimonio immenso di reperti storici a testimoniare la grande generosità dei milanesi.
 
Sempre nella sala Capitolare dove siamo, fanno spicco nella grande volta, gli affreschi di Giovanni Battista Maestri, detto il Volpino. Simboli sia vegetali che astronomici sulla volta: giglio, arcobaleno, cedro (fertilità), stella maris, palma (salvezza), sole, ecc. Sulla volta, visibile la pellicola decorativa distaccata a causa del bombardamento (ecco la ragione dei caschi).
 
Una intera parete è dedicata alle province lombarde: infatti sono confluite in questa sala anche documentazioni degli ospedali limitrofi.
 
Troviamo un bassorilievo dall'artista Metello Motelli (inizio '800) e due sculture che facevano parte della tomba di una grande famiglia milanese: si racconta che furono rimosse dal figlio medico perché le statue erano stranamente romantiche. Un affresco sulla parete è del Borghino. Va ricordato che anche in questo complesso c'è la mano di Napoleone.
 
Ad inizio '800 venne introdotta la figura di Direttore Amministrativo, sciolto il Capitolo e vennero date le linee guida per la tenuta dei registri distinti fra personale medico e non medico; i registri del patrimonio, distinto fra le Provincie, ecc.
 
Si continua a catalogare ci dice la guida anche allo scopo di valorizzare il patrimonio. L'Ospedale per statuto non può intervenire sui propri beni.
 
Qui lavorano in pianta stabile 5 persone con a capo il dr. Paolo Galimberti.
 
La Sala Capitolare, prosegue la Guida, è quindi una sala attiva (anche se fresca, aggiungo: con Luciana su una sedia abbiamo visto un buon numero di copertine di lana!).
 
Ma esiste anche una sala più piccola (inizio '600). che era per il Capitolo d'inverno.
 
Siamo giunti alle otto, ci avviamo per la Conviviale e percorriamo se non erro proprio quella strada fatta nel 17 secolo ... per altri fini..
 
La cena è in uno dei Chiostri della Umanitaria, sito che non finisce di affascinare e che ha una sua storia che meriterebbe di essere raccontata. Ma non adesso.
 
 Nicola Bonuomo
 
Nella magica atmosfera del Ristorante “Da Andrea” situato nel primo chiostro dell’Umanitaria si è tenuto il classico aperitivo, poi tutti ai loro posti per una gustosa cena, ben servita, nel mezzo dei secolari alberi del giardino, riscaldati all’ombra di qualche fungo necessario per la frescura della serata all’aperto.
 
Ed ecco il battere della campana ma anziché dar seguito agli Inni il Presidente Motti ha preferito dedicare un minuto di silenzio alla memoria del nostro amico e socio Gianni Cucchiani.