Occorre fare un passo indietro; occorre fare un passo indietro per comprendere la genesi della Conviviale dell’ultimo giovedì.
 
Originariamente e prima che tutti i programmi e i progetti “saltassero” per via della ben nota e tragica situazione pandemica era stato stabilito che il 14 maggio si sarebbe tenuto un concerto sull’organo Antegnati, che il nostro Club aveva contribuito a riportare agli antichi splendori, seguita da una cena in un vicino e simpatico ristorante per celebrare la posa in opera della targa commemorativa dell’evento, fortemente voluta dal nostro Nicola.
 
Purtroppo, nulla di tutto ciò si è potuto organizzare rimandando a tempi migliori.
 
Quindi, allo scrivente, venne in mente l’idea di sostituire quanto programmato e non attuato con una serata simile anche se in “formato minore”; ed eccoci proiettati all’interno della Chiesa di San Satiro con il suo particolare e complesso organo pneumatico costruito dalla Bottega Organaria Mascioni (una delle più antiche in Italia fondata circa alla metà dell’800) nel 1929. Per la cronaca la stessa Bottega organaria con la quale il RC Milano Castello collaborò nella ristrutturazione dell’Antegnati presso San Maurizio al Monastero Maggiore.
Ma andiamo con ordine; Matteo Galli inizia da una breve, concisa ma esauriente “carrellata” storica che affonda le sue radici 300 anni prima della nascita di Cristo data presumibile della nascita dell’antenato dello strumento che, oggi, chiamiamo organo. Erroneamente detto “organo ad acqua” (l’acqua, in realtà, serviva, semplicemente, a spingere l’aria nelle canne) venne importato nell’Europa continentale al seguito dei Romani ed usato, all’inizio, come strumento ludico e laico. Occorse ancora molto tempo prima che diventasse uno strumento liturgico.

Torniamo all’interno di San Satiro; il nostro oratore ci illustra, via video, il complesso, complicato “organismo” di quello che lui stesso definisce una macchina. Partendo dalla consolle (tre tastiere, 44 registri, circa 2500 canne tra grandi, piccole e piccolissime in parte di metallo ed in parte di legno) e la pedaliera che, da sola, è in grado di produrre suoni; per proseguire all’interno della “pancia” dello strumento ove possiamo osservare l’intrico di centinaia e centinaia di tubicini (tutti in piombo) che hanno il compito di portare l’aria nelle canne ad un comando del musicista che, premendo un tasto, e facendo scattare un relè permette all’aria stessa di produrre il suono voluto facendo “vibrare” l’ancia contenuta nelle canne , fino al mantice costruito in pelle di agnello (chissà perché pelle di agnello; nessuno chiese spiegazioni e il dubbio rimane)
 
Contemporaneamente a questa “visita guidata” qualche piccolo esperimento dal vivo a dimostrazione del funzionamento.
 
Apprendiamo, anche, che suonare uno strumento pneumatico risulta molto più complicato rispetto all’organo tradizionale meccanico. Questo perché il tempo di latenza e cioè il tempo che intercorre tra il comando (tasto) e il suono (canna) è perfettamente percepibile dall’organista (cosa che non avviene nella trasmissione meccanica che è, praticamente, immediato) e rende più complesso l’esecuzione del brano musicale.
 
Un paio di notizie di cronaca: lo strumento di San Satiro non è l’unico organo pneumatico presente nel panorama milanese, ne esistono altri principalmente a Sant’Eufemia e presso la Parrocchia di San Nazzaro a Quarto Oggiaro, questo ultimo costruito dai Mascioni stessi nel 1904.
 
Le domande (Borioli, Motti, Faotto, Loro e Michele Plescia) concludono la prima parte della serata.
 
Senza voler togliere merito ad altri vorrei sottolineare la domanda di Luca Faotto che chiede “lumi” sul così detto Organo Hammond. Domanda importante perché ci proietta nel futuro.
 
Negli anni ’50 dello scorso secolo l’ingegnere americano Hammond inventa un organo elettromeccanico padre nobile della futura generazione di organi elettronici.
 
Dicevamo la prima parte della serata si è conclusa con le domande. Già perché la seconda parte è consistita in un breve concerto dello stesso Matteo Galli su musiche di Bach.
 
Ma ci fu un problema! La piattaforma “Zoom” va benissimo per incontri “parlati” ma, per ragioni tecniche non è altrettanto valida nei confronti della musica. E così si pensò di trasmettere il breve concerto via “YouTube”. Qualche cosa non andò per il verso giusto nel passaggio da zoom a YouTube e non tutti i partecipanti poterono godere della musica di Bach. Peccato!
 
Devo chiudere questo scritto con un serie di ringraziamenti; in primis a Matteo Galli che tanto si è impegnato nella realizzazione della serata; poi a Marco Elli, tecnico bravissimo addetto alle riprese (che non abbiamo potuto vedere perché sempre dietro la telecamera) ed infine a Chiara, consorte di Matteo, per la sua opera silente e poco visibile ma non per questo meno importante.
Massimo (Mamo) Borioli